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Come il fuoco

Cronache dal futuro

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“Il Primo Tutor della Galassia, Pavlo Senn, deve fare un appello sull’incredibile sgancio delle memorie collettive…” spiegò Akila Khaspros, responsabile della Memory Squad 11, scendendo dall’autobus a due piani, la sede di copertura della squadra. “Ma senza il feedback globale?!... Non è possibile! Non riuscirà nemmeno a dire buon giorno!” sorrise Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie. Staccarono le biciclette dal retro del bus.

Con tutte le memorie reticolari fuori uso, il Primo Tutor non avrebbe avuto davanti (in tempo reale) il pan-feedback, cioè l’umanide seduto di fronte a lui, somma di tutte le espressioni facciali, posture del corpo, commenti verbali che i 20 miliardi di umani avrebbero avuto, secondo dopo secondo, durante il suo discorso. Il pan-feedback era ormai usato da molti, non solo dai tutor della collettività, ma da chiunque avesse da fare, a distanza, un discorso, una comunicazione, uno spettacolo, una piece teatrale. Le memorie connesse davano questa possibilità da parecchi anni ormai. Inoltre i discorsi erano sempre virtualdati. Erano un’improvvisazione pilotata, attimo dopo attimo, dai dati selezionati dal reticolo globale, semanticamente organizzati e visualizzati nelle subcornee dell’oratore perché non sbagliasse citazioni, statistiche e avvenimenti storici.

“Non è in grado di contare neppure fino a dieci senza memorie connesse! Abbiamo bisogno di un vecchio gost writer, di uno scrittore ombra, di un suggeritore… Magari trovarne uno! Forse non ne esistono più…” Le sei biciclette avanzavano lente, quasi in surplasse.

“I dati fino a l’altro ieri, prima del Grande Ictus Mnemonico, riportavano la presenza di pochissimi soggetti geneticamente disconnessi. Uno di questi dovrebbe essere addirittura un nativo analogico... cerchiamolo…” “Non abbiamo informazioni più precise?” “Siamo riusciti a sapere solo che risiede, qui, nella capitale mensile del Pianeta… occorrerebbe un contatto… forse ho in mente chi… seguitemi…” Le biciclette arrancarono verso lo stadio.

I boati della tifoseria s’intubavano nel tunnel. I giocatori tacchettavano lo spogliatoio. Volavano tattiche per il secondo tempo. Afro Allaa, l’agente navigatore si avvicinò alla maglia numero 9, appiccicata sulla possente schiena: “Tu sai dov’è esattamente… vero?...” gli soffiò nell’orecchio. Sargett si voltò pronto: “Ti ho visto arrivare… ho capito cosa vuoi… chi vuoi…” “Non so che faccia abbia, ma nel buio della notte, in spiaggia, ci parliamo, spesso…” “Vive nel quartiere dei tutor. Si chiama Kernall… dicono che è l’aiutante del Primo Tutor… forse…” Sorrise Allaa: “Furbo il tipo… Si nasconde proprio nella casa del Responsabile Supremo delle memorie connesse, del reticolo…” “Il più analogico degli abitanti delle Galassia sotto lo stesso tetto del più reticolato…” “Sapete cosa?  Gli sarà più facile fare da suggeritore…” “Andiamo…”

Le sei biciclette degli agenti zizzagarono giù per la collina centrale, spellando qualche aiuola troppo sporgente. Imboccarono il vialetto in salita, di slancio, abbagliati dal sole. Mostrarono i loro distintivi ai secur-robot filando via verso il patio.

Kernall, l’aiutante del Primo Tutor, vociò: “ Deve fare il discorso! Lasciatelo in pace… Lasciatemi in pace…!” Il cappello di paglia a larghe falde gli faceva abbronzare solo la punta del naso. “Lei sarà il suo suggeritore, l’ha capito questo, vero?!” impose sbrigativamente Khaspros. “Venga con noi! Il Primo Tutor deve fare il discorso al più presto...” “Vi precedo io. Conosco meglio di voi la casa…” sfidazzò Kernall.

Kernall agile e sfacciato entrò senza bussare. La Stanza Centrale del Primo Tutor era vuota. “Aspettiamolo qui…” ordinò Khaspros. Kernall si diresse verso la Poltrona dei Discorsi e, con una mezza piroetta, si sedette.

“Non faccia lo spiritoso… Non può prendere il suo posto!” intimò la caposquadra Khaspros.

“Tanto si tratta solo di chiacchiere…” con due brevi gesti delle mani Kernall accese i sistemi di ripresa.

“Sa bene che non può farlo!” alzo la voce Khaspros, “Lei però è l’unico che può, anzi deve, fare il suo suggeritore…”

“Di me stesso…” sussurrò Kernall...continua qui la lettura su Agendadigitale.eu

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