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Storie di oggi: Siria, il punto su una crisi infinita

L’avanzata dell’esercito e la controffensiva ribelle nel mese di Marzo

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La crisi in Siria è in un’allarmante situazione di stallo. Dopo tre anni dall’inizio delle manifestazioni esplose poi in rivolte armate e sfociata nella guerra civile nessuna delle due principali forze in campo ha raggiunto obiettivi tali da risultare una svolta consistente sull’andamento della guerra.

Mentre continua il flusso di profughi e si registrano ancora numerose vittime civili, le operazioni militari non cessano. Nei primi giorni di marzo, grazie al consistente supporto delle milizie Hezbollah, l’esercito siriano riesce a conquistare l’importante nodo strategico di Yabroud, nella regione di Qalamoun, impedendo ai ribelli di continuare ad utilizzare le linee di approvvigionamento dal Libano.

Il fronte difensivo ribelle ormai indebolito subisce una rottura e l’esercito riesce ad avanzare. Le truppe governative registrano numerose vittorie in località prossime al confine Libanese fino a liberare, il 20 marzo, il Krak dei Cavalieri, fortezza medievale patrimonio dell’Unesco e precedentemente roccaforte dei ribelli. L’assedio, durato circa un mese, si è concluso senza particolari danni al castello grazie all’accordo di salvacondotto per il Libano siglato dall’esercito con i fondamentalisti che occupavano la roccaforte.

Il 19 marzo, nei pressi di Daraa, i ribelli riescono a prendere il controllo della prigione centrale di Gharaz liberando circa 300 prigionieri, dei quali non è però chiaro quanti siano effettivamente prigionieri politici.

Nonostante le vittorie nella regione sud-occidentale della Siria, l’esercito soffre nelle province più a nord, dove la presenza delle forze fedeli al governo sono meno capillari. Il 21 marzo i ribelli lanciano una poderosa controffensiva, denominata “Operazione Al-Anfal” nel nord del paese.

Le forze dispiegate sono costituite soprattutto dai jihadisti del Fronte Al Nusra con il supporto di alcuni miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. L’offensiva si dirama verso quattro province  strategiche, Aleppo (nord), Idlib (nord-ovest), Latakia, roccaforte degli alawiti, e nella più centrale Hama.

I ribelli hanno la meglio sulle forze filogovernative e registrano molti successi anche se di lieve entità. L’esercito è costretto a cedere 15 posti di controllo nella provincia di Idlib, presso Khan Sheikhun, permettendo l’accerchiamento di alcuni reparti, ormai approvvigionabili solo per via aerea. Ad Aleppo i jihadisti guadagnano terreno, prendono il controllo del quartiere Layramune, nella città vecchia, e del monte Chwayhne.


Sul piano internazionale si scaldano le relazioni tra Ankara e Damasco, Erdogan annuncia il 23 marzo l’abbattimento di un Mig siriano che avrebbe violato lo spazio aereo turco. Accuse smentite dal governo siriano che definisce l’atto «una palese aggressione» e afferma che il velivolo era impiegato nella lotta ai ribelli in spazio aereo siriano.

Il 25 marzo, all’apertura in Kuwait del vertice annuale della Lega araba, il principe ereditario saudita Salmane Ben Abdel Aziz dichiara a gran voce “La resistenza siriana legittima è stata tradita dalla comunità internazionale, che ne ha fatto una facile preda delle forze inique”. L’indiretta richiesta di supporto ai ribelli fa intendere le difficoltà logistiche che stanno soffrendo le forze opposte al regime e preannuncia per i ribelli una lenta ma inesorabile sconfitta da logoramento.

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