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La competenza interculturale

Tra etnocentrismo e relativismo

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Se diventiamo consapevoli che il nostro modo di vedere la realtà è solo uno dei molteplici punti di vista, sappiamo che per acquisire una competenza interculturale è necessaria l'esperienza della differenza. Oscilliamo continuamente tra fasi di etnocentrismo, l'atteggiamento che tende a giudicare i valori altrui secondo i propri standard culturali di riferimento, a fasi di etnorelativismo, che implica attenzione alle differenze di valore. Si va dalla negazione della diversità, alla difesa della propria appartenenza, che implica tavolta denigrazione e superiorità, passando per la minimizzazione delle differenze. Chi riconosce le differenze invece si concentra sull'accettazione, adattamento e sull'integrazione .
Nei processi di riconoscimento dell'altro diventano fondamentali gli elementi della comunicazione non verbale,  come la paralinguistica,  inflessioni, pause e toni che accompagnano ciascun parlato, la cinesica, l'uso delle mani, delle espressioni facciali che accompagnano il dialogo, la prossemica, l'uso dello spazio comunicazionale, che varia da cultura e cultura. Così anche gli stili di comunicazione cambiano, riprendendo la classificazione di Hall, possiamo distinguere tra quelli ad alto contesto che prilegiano lo stile indiretto, e quelli più diretti, tipici della cultura anglosassone, forme circolari tipiche dei popoli latini e quelle più lineari e sequenziali ,caratteristiche di inglesi e tedeschi. Per acquisire una sensibilità interculturale occorre dunque prestare attenzione alle persone con cui stiamo comunicando, al contesto sociale in cui avviene lo scambio, ed essere disposti a ripensare anche la nostra appartenenza culturale.

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