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Rosso Istanbul

Ferzan Ozpetek

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Magico Oz!


Il regista Ferzan Ozpetek al suo esordio letterario con “Rosso Istanbul” (arrivato in libreria da pochi giorni), mette in "scena" la fragilità dei sentimenti, l’amicizia, l’omosessualità, la perdita di chi si ama. 

È la storia di un bambino che, rincorrendo i sogni, raggiunge da adulto la felicità e la completezza nella personale realizzazione. E’ la narrazione di un percorso di vita che da Istanbul lo porta a Roma attraverso molti mari, oceani, spiagge per approdare, infine, verso Sud, in un “posto caldo che esiste solo dentro di noi”.
Sono pagine sussurrate, ammantate di sensualità e seduzione, perché la parola giusta che incide e colpisce non è quella urlata. I toni accesi sono riservati ai colori dei tulipani, al profumo dei tigli, alle tinte dei tramonti sul Bosforo, all’azzurro del cielo che ti fa venir voglia di essere aquilone, al rosso dei melograni, dei tram, dei carrettini dei venditori ambulanti di ciambelle al sesamo. Sono pagine pervase dall’huzun, l’equivalente del portoghese saudade, quel sentimento a metà tra malinconia e nostalgia; quella sensazione di straniamento di fronte ai crimini del cuore; quella struggente nostalgia per le occasioni mancate: l’occasione di vivere appieno il rapporto col padre, con la sorella Filiz, con l’amico Yusuf, con l’amata Neval. L’amore lega a noi in modo indissolubile anche le persone che abbiamo amato e non ci sono più. Solo l’amore può rafforzare le fragilità e contrastare il mal di vivere che a volte ti fa scegliere il buio invece della luce. Nella vita occorre comprendere le debolezze delle persone che amiamo, non fermarsi all’apparenza delle situazioni ma comprendere l’essenza dei sentimenti che le hanno determinate e saper perdonare. Perdonare anche la propria madre che ha taciuto un’importante verità sulla vita del padre. Il futuro è come il sorgere del sole. “Brindiamo a tutte le albe che verranno” sono le parole che Anna sente pronunciare da Andrea. L’ha vista anche lei l’alba, quella in cui il mondo si è capovolto e la sua esistenza non è stata più la stessa. Una luce di positività e speranza pervade le ultime pagine del diario di viaggio nella memoria nel quale ci ha condotti Ferzan Ozpetek il cui nome vuol dire “ l’ultima luce del tramonto”.

Dal libro:
“Non riesco a dormire. C’è qualcosa che mi turba stanotte, e non è solo la camera piena di ricordi. E’ un silenzio a cui non sono più abituato. Questo quartiere, penso, una volta era pieno di voci. I venditori ambulanti passavano gridando il nome della loro merce …”
“Impara dai fiori perché loro lo sanno che dopo un gelido inverno arriva la primavera” diceva il nonno di Anna. “ Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi” recita il giovane Murat incontrato in strada mentre incide un graffito sul muro. “ Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta?”

L’autore:
Ferzan Özpetek è nato nel 1959 a Istanbul, da una famiglia della borghesia locale, imparentata per via materna con due pascià. Al momento di scegliere come proseguire gli studi si oppone alla volontà paterna, che vorrebbe che completasse gli studi negli Stati Uniti, e ottiene, grazie all'appoggio della madre, di trasferirsi come studente universitario a Roma, nel 1976, per studiare Storia del cinema alla Sapienza.
Filmografia:  
1997 Il bagno turco – 1999 Harem Suare – 2001 Le fate ignoranti – 2003 La finestra di fronte – 2005 Cuore sacro – 2007 Saturno contro – 2008 Un giorno perfetto – 2010 Mine vaganti -  2012 Magnifica presenza - 2014 Allacciate le cinture
Romanzi:
2013 - Rosso Instanbul
 

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