Com’era prevedibile, l’Inter non è rimasta troppo a lungo sola in testa alla classifica. L’ha raggiunta la Fiorentina, mentre il Napoli, fermato al “Ferraris” dal Genoa, perde l’occasione di portarsi per la prima volta in vetta.
Nel match di mezzogiorno, i viola hanno aperto l’atto domenicale dell’XI giornata vincendo facile, al “Franchi”, col Frosinone. La pratica era già stata risolta nei primi quarantacinque minuti, grazie ad un poker di reti che porta la firma di Rebic (24’), Rodriguez (29’), Babacar (31’, rigore) e Suarez (43’). Ordinaria amministrazione nella ripresa: ai ciociari viene concesso solo il gol della bandiera, messo a segno da Frara all’87: l'unico gol italiano della sfida.
Qualche ora dopo, invece (fischio d’inizio alle 15.00), il Napoli non va oltre lo 0-0 in casa del Genoa. Dopo un primo tempo equilibrato, nella ripresa i partenopei hanno intensificato la loro pressione offensiva, e in almeno due occasioni sono andati vicinissimi alla svolta: più precisamente al 48’, quando il senegalese Koulibaly segna ma il suo gol è viziato dalla posizione di fuorigioco dello spagnolo Callejón; e al 90’, allorché una punizione di Gabbiadini viene insidiosamente deviata dalla traversa, ma il portiere genoano, Perin, non si fa sorprendere come il suo omologo capitolino. Resta comunque l’ombra di un rigore non concesso ad Higuain, trattenuto in area genoana al 30' dall'ex interista Burdisso; un rigore, che era apparso evidente.
0-0 anche al “Friuli” tra Udinese e Sassuolo e tra Carpi e Verona in terra modenese, altre due gare pomeridiane: risultati ininfluenti per le classifiche di queste quattro squadre. E onestamente, non sapremmo dire quanto il punticino possa effettivamente risollevare la posizione di Mandorlini sulla panchina scaligera.
Insomma, sarebbe stato un pomeriggio completamente anemico, se il Bologna non fosse tornato alla vittoria, e in modo sostanzioso, in coincidenza con l'approdo sulla sua panchina del nuovo mister Roberto Donadoni, ex Parma: al “Dall’Ara” contro l’Atalanta c’è gioia e gloria per Giaccherini, al 52’, per Destro, che al 58’ può rifarsi del mancato gol del pareggio contro l’Inter, e per “nonno” Brienza, all’86’. Tutti e tre, hanno festeggiato anche il loro primo gol in maglia rossoblù.
Decisamente è stata una giornata no per le squadre romane. Dopo il tonfo della Roma a “San Siro” contro l’Inter, cade anche la Lazio all’ombra del Cupolone nella gara delle 20.45 con l’altra squadra milanese, quella rossonera di Mihajlovic. Per i biancocelesti, che fino ad oggi sono riusciti a sostenersi quasi unicamente grazie alle vittorie in casa (quindici dei loro diciotto punti sono stati colti proprio sul terreno dell’Olimpico), è una batosta più dura della più dura ottenuta in trasferta (ad esempio quella di Napoli, ma la scelta è abbondante). Per il Milan, invece, una vittoria prestigiosa che, se valorizzata in termini di continuità, potrebbe veramente essere un volano per il suo rilancio.
La Lazio, dunque, che non aveva mai concesso neppure un punto alle squadre fin qui arrivate nella sua tana, ieri ha dovuto accontentarsi del gol dell’olandese Kishna, all’84’, quasi in accodamento al terzo gol del Milan, arrivato al 79’ dai piedi di Carlos Bacca. Gli altri due erano stati messi a segno da Bertolacci al 52’ e da Mexes al 52’, appena entrato in campo. In occasione della prima e della terza marcatura fondamentali sono stati i lampi di genio di Giacomo Bonaventura.
Questa sera si chiude con Chievo-Sampdoria e Palermo-Empoli.