Il Tour saluta i Pirenei con la vittoria di un figlio di quella nazione che proprio i Pirenei dividono dalla Francia.
Ė stato, infatti, Joaquim Rodriguez, spagnolo della Katusha, ad imporsi nella dodicesima tappa del Tour, la Lannemezan-Plateau de Beille di 195 km.
Niente di nuovo, invece, sul fronte della maglia gialla, che Froome non ha alcuna intenzione di mollare. Tutto invariato in classifica generale: alle sue spalle c’è sempre lo statunitense Van Garderen (Bmc) a 2’, terzo ancora il colombiano Quintana della Movista, con un minuto in più di distacco. Altro che pistoleri e squali, sopra tutti c’è un cannibale (dell’era 2.0), o, se si vuole, un lupo: l’inglese della Sky, appunto, che, famelico, al simbolo del primato ha accoppiato per due giornate, l'undicesima e l'odierna, quello di re delle montagne, e cioè la maglia a pois.
Nibali, intanto, stupisce di nuovo, stavolta però in positivo, per fortuna:a sei chilometri dalla conclusione della tappa, il leader dell’Astana, ripescando energie da chissà dove, tenta una di quelle accelerazioni brucianti dei giorni belli, dopo essere riuscito, cosa inconsueta per lui in questo periodo, a non perdere contatto col gruppo maglia gialla, cioè, in pratica, quello dei cacciatori degli avanguardisti. Verrà ripreso soltanto due chilometri dopo da Valverde della Movistar (l'implacabile luogotenente di Quintana), ma almeno lo sforzo gli è servito a rientrare tra i primi dieci della classifica generale. Ė abbastanza presto, però, per stabilire se veramente il peggio sia passato.
Quando Nibali tentava la mossa ardita, Rodriguez, colui che sarebbe stato il vincitore finale, e che aveva già trionfato nella tappa n. 3, si era già portato in testa alla corsa da un chilometro. Ascesa lenta, la sua: rimasto tra gli inseguitori per più di tre quarti della gara, ha poi condiviso la fuga nel tratto finale con tre “soci”, Michal Kwiatkowski della Etixx, Romain Bardet della Ag2r e Jakob Fuglsang della Astana. Quelli, però, macinavano da ore ed erano in riserva di energie, Rodriguez, invece, rimasto sapientemente in ombra fino a quel momento, ha, di fatto, maramaldeggiato su limoni spremuti.
I tre, infatti, erano gli ultimi superstiti del maxi-gruppo di ventidue corridori che era andato in fuga dopo circa una ventina di chilometri dallo start. La giornata non era iniziata con fughe-lampo: la carovana, anzi, aveva transitato compatta al primo step della frazione, il traguardo volante di Saint Bertrand de Commeninges vinto da André Greipel. A ottanta chilometri dal traguardo finale i ventidue diventeranno quattordici.
Non molto dopo tre di essi, precisamente Kwiatkowski, Preidler (Giant) e Van Marcke (LottoNL) tenteranno l’allungo a sorpresa, ma il vantaggio di 13’ sui colleghi distaccati è poco più che un’illusione: a 6 km dallo scollinamento del Port de Lers essi vengono infatti raggiunti da Bardet, Fugslang e Meintjes dell’MTN-Qhubeka. Kwiatoswski riesce comunque a passare per primo sul Port de Lers, seguito da Van Marcke.
I due tentano quindi di riportarsi in testa da soli, ma tutto ciò che riescono a ottenere è la resa di Meintjes: gli altri alle loro calcagna, cioè Bardet e Fugslang, non mollano la presa, e intanto si aggiungono nuovi arrivi dal gruppone in retrovia: mentre si sta attraversando il tratto andorrano della tappa, un quasi nativo di quelle parti, il catalano Rodriguez, come un pesce guizzante si inserisce nel manipolo, e non ne esce più.