Si era dimenticato.
Floyd Mayweather, il campione di pugilato statunitense, si era dimenticato di comunicare entro il termine stabilito, e cioè le 22.30 di venerdì 3 luglio, la sua rinunzia al titolo dei pesi superwelter per mantenere quello dei welter. O magari non l’aveva fatto intenzionalmente.
Questa omessa dichiarazione, in base allo statuto del Wbo (World Organization Boxing), una delle tre federazioni internazionali della boxe (insieme a WBA, World Boxe Association, e WBC, World Boxe Council), costituisce violazione di regolamento, e la pena, per l’erede di Rocky Marciano, è stata quella di vedersi revocare il titolo welter. C'è da dire che le tre federazioni, pur organizzando tornei internazionali separati, sono tra loro estremamente interconnesse.
Superwelter e welter: che differenza c’è? Si tratta, naturalmente, di una differenza di peso: i superwelter sono una categoria di campioni compresi entro i 69 kg sulla bilancia (154 libbre), i welter sono appena più “leggeri”, non possono infatti superare i 66 kg (147 libbre). Mayweather era campione mondiale superwelter WBA-WBC dal settembre 2013, da quando, cioè, aveva battuto sul ring il messicano Saul Alvarez. Nel settembre 2014 si era confermato nei superwelters WBC grazie alla vittoria nel match con l'argentino Marcos Maidana. A questI titolI era riuscito a sommare, lo scorso maggio, anche la cintura di campione mondiale dei pesi welter WBO, dopo essere uscito vittorioso dallo scontro con Manny Pacquiao, scontro che era stato enfaticamente caricato, alla vigilia, come “il match del secolo”.
Ora, il regolamento WBO vieta che un boxeur possa detenere contemporaneamente l’alloro mondiale in due categorie di peso diverse, anche se conquistste in tornei differenti: per convalidare l’ultimo titolo che ha vinto dovrà rinunciare a quello precedente, in caso contrario gli sarà tolto d’ufficio quello conquistato più recentemente. Così è andata, il 7 luglio: se vorrà riprendersi il maltolto, Mayweather dovrà provare a fare ricorso entro i quattordici giorni successivi alla data di revoca. Una scadenza, stavolta, che non è possibile trascurare.
