Si delinea la mappa geocalcistica della serie A prossima ventura. Sarà la centoquattordicesima edizione del massimo torneo di football nazionale.
In cadetteria sono stati appena emessi gli ultimi verdetti sul fronte delle promozioni. Per una squadra emiliana che lascia la categoria più nobile, e ci riferiamo al Parma, ce ne sono altre due pronte a prendere il suo posto: la supermatricola Carpi e il Bologna, che torna alla dimensione più confacente al suo blasone. Nessun’altra romagnola, invece, rimpiazzerà il Cesena, così come nessun’altra squadra sarda sostituirà il Cagliari, da sempre il solo rappresentante dell’isola dei nuraghi tra le grandi del calcio italiano.
Al posto dell’unico club sardo mai salito in serie A avrebbe potuto esserci, in realtà, l’unico club abruzzese mai approdato nell’Olimpo dell’Ital-football. Il generoso Pescara di Massimo Oddo, tecnico di grandissima prospettiva ma catapultato nei play off senza aver avuto neppure il tempo di prepararli (era subentrato a Baroni appena una giornata prima della conclusione del torneo di serie B), ha avuto la sfortuna di dover giocare l’atto decisivo della poule promozione nella tana del Bologna, per giunta privo di un uomo nell'ultima, decisiva mezz'ora della gara. E al “Dall’Ara”, oltretutto, in virtù dei meccanismi che regolano i play off cadetti, i rossoblù padroni di casa potevano giocare per due risultati su tre; e così, alla fine, per salire in Paradiso è bastato il pareggio. 1-1, per effetto del gol felsineo di Sansone al 37’ e poi di quello dannunziano di Pasquato al 56’. Poi, certo, se Melchiorri al 91’ non avesse colto la traversa, sarebbe cambiata non solo la storia, ma anche la geografia della prossima serie A.
Per la prima volta, invece, il Lazio, grazie al Frosinone, avrà una terza rappresentante nella massima serie, oltre alle due big capitoline di sempre. In attesa di vedere come le due novità assolute del campionato, il Frosinone appunto insieme al Carpi, incideranno realmente sulle vicende del torneo (è più che evidente che, all’esordio, entrambe punteranno ad una salvezza la meno stentata possibile, ma lo stesso discorso sembrerebbe valere anche per il Bologna), possiamo già dire che, grazie ad esse, si è arricchito il catalogo dei tag aggettivali che compongono l’universo scritto e parlato della serie A: ora per la prima volta anche nelle cronache che occupano usualmente le prime pagine dei quotidiani sportivi si potrà sentire parlare di “ciociari” o “volsci” e di “menottiani”.
L’Emilia felix, naturalmente, non si compone solo di Carpi e Bologna. Accanto a loro c’è sempre il Sassuolo, realtà ormai riconosciuta da alcuni anni nelle più alte latitudini del nostro calcio.
Invariata la pattuglia lombarda, con gli orobici (ma anche cenomani) dell’Atalanta accanto alle due grandi milanesi in cerca di rivincite. Stessa cosa dicasi per le rappresentanze piemontese, ligure, veneta e toscana: esattamente come l’anno scorso, ciascuna delle quattro regioni propone due squadre; in tre casi, quelli di Piemonte, Liguria e Veneto, si tratta di club che sono anche espressione della stessa città, Torino, Genova e Verona. La Toscana, invece, ripropone il dualismo tra la grande città capoluogo, Firenze, e il comune compreso nella sua area metropolitana, Empoli.
Un portabandiera a testa per il Friuli-Venezia-Giulia, la Sicilia e la Campania. Si tratta di rappresentanti collaudati, di lungo o lunghissimo corso. E come poter parlare altrimenti di Udinese, Palermo e Napoli?