Un tempo, si sa, negli anni ’80 e ’90 goderecci e forsennati, il calcio-mercato della serie A italiana era quello delle grandi star sul campo.
Oggi che, per un insieme di vari motivi (non ultimi quelli finanziari), di big del rettangolo verde nella nostra massima serie ne arrivano di meno, l’attenzione e le speranze dei calcio-sognatori si sono spostate sui big della panchina. In effetti, non è un’eresia affermare che, negli ultimi otto anni almeno, i colpi più sensazionali sono stati effettuati dai nostri club proprio sul fronte dei conducatores: se ci si domanda qual è l’acquisto dell’era post-Calciopoli che è rimasto più nel cuore dei tifosi dell’Inter non si può non rispondere Mourinho, e, in tempi ancor più recenti, l’avvento di Benitez a Napoli aveva scaldato i cuori quasi come se fosse tornato un altro Maradona o un altro Krol. Ma i top trainers non sono solo stranieri; sono anche italiani spesso rivalutatisi all’estero con titoli e trofei (Spalletti), o semplicemente esportatori della capacità vincente che li aveva già fatti grandi nel campionato di casa nostra.
Uno di questi è senz’altro Carlo Ancelotti: non è un mistero che Berlusconi e Galliani si fossero fiondati su di lui sin dal giorno successivo alla seconda semifinale di Champions League del suo Real Madrid con la Juventus, quando inevitabile ormai appariva il suo distacco dal presidente Pérez e dalle merengues.
La notizia del giorno è che la serie A del prossimo anno avrà un master coach, italiano, in meno: dopo essersi preso un po’ di giorni per riflettere sulla proposta del plenipotenziario dell’ex Cavaliere, l’ex bandiera del centrocampo milanista ha infatti rifiutato di tornare all’ombra della Madonnina. Per il Diavolo una parziale consolazione può essere il fatto che, comunque, Ancelotti, non si accaserà in nessun’altra squadra (quindi neppure alla Roma e al Napoli, le altre italiane che lo avevano cercato): la sua rinunzia è stata infatti motivata prima di tutto dalla volontà di non desistere dal progetto di prendersi un anno sabbatico.
Un progetto alla base del quale, secondo il Corriere della Sera, ci sarebbero essenzialmente due ragioni. Una di tipo affettivo, l’imminente nascita di un nipotino e quindi la necessità di dedicarsi, per un po’, solo alla famiglia; l’altra di carattere ancora più personale, alle viste per lui ci sarebbe infatti un intervento chirurgico abbastanza delicato (stenosi cervicale). Ma non è escluso che in questa scelta abbia contato anche l’ultima stagione abbastanza deludente del suo Real, che potrebbe avergli suggerito di fermarsi un po’; e, in ultima analisi,forse anche la paura di tuffarsi in una nuova avventura milanista che, alla luce degli ultimi campionati rossoneri, sembra più una scommessa che una chance di effettivo rilancio.
Niente da fare, dunque, per Ancelotti. Ma in casa Milan, pur nel rispetto dell’input berlusconiano dell’italianità, prima di buttarsi su Montella o Sarri (o perché no, Brocchi), si gradirebbe ancora percorrere qualche altra possibile pista legata ad un top trainer, anche non italiano. Si parla di un contatto tra Galliani e Villas Boas, il tecnico prodigio formatosi sui videogames, ma anche di un interessamento, sempre più forte nelle ultime ore, per Sinisa Mihajlovic, ex della Sampdoria, sulla cui panchina il prossimo anno siederà Zenga.
Sembra proprio che ci sia stato uno scambio di obiettivi sull’asse Milano-Napoli: adesso Unai Emery, già nome di punta nel toto-allenatori milanista per il prossimo futuro, piace tantissimo a De Laurentiis, mentre il serbo che molti vedevano già sotto il Vesuvio potrebbe prendere la strada dell’Expo.