Era scritto: doveva essere un lunedì nero per una delle due romane, e così è stato.
Nell’ultimo derby del Cupolone che si può definire realmente decisivo, cioè la finale di Coppa Italia del maggio 2013, fu la Lazio di Petkovic ad imporsi su una Roma scottata dal post-Zeman e dignitosamente traghettata da Andreazzoli, fino, appunto, all’ultimo atto del trofeo nazionale. Oggi, in un nuovo faccia a faccia del football capitolino di non minore importanza – c’era in ballo l’assegnazione delle due piazze per la Champions alle spalle della Juve -, i giallorossi, da due anni ormai guidati dal transalpino Garcia, si sono presi la rivincita.
Anche sul fronte laziale, da quel maggio 2013, qualcosa è cambiato: Petkovic, che a molti già sembrava il nuovo Liedholm (ma in salsa biancoceleste), sarebbe stato esonerato a metà del campionato successivo (2013-14), per far posto ad una vecchia conoscenza dei tifosi delle aquile, Eduardo Reja. Non si trattava, però, di una restaurazione, bensì soltanto di una fase transitoria: alla fine della stagione Reja non venne confermato e Lotito decise di inaugurare una nuova era chiamando Stefano Pioli, bravo allenatore ma non ancora collaudatissimo (era appena reduce da una retrocessione col Bologna).
Il bilancio dell’anno uno dell’era Pioli, tutto sommato, non è negativo: la squadra ha stazionato in modo permanente nell’Eurozona da gennaio in poi, e negli ultimi mesi, grazie ad un esaltante crescendo, era riuscita non solo a mettersi alle spalle il Napoli, ma anche a dare l’assalto alla Roma e al suo secondo posto lungamente incontrastato. Non solo: era giunta fino in fondo in Coppa Italia. Peccato che poi, nell’arco di due settimane, la fatica di diversi mesi sia stata letteralmente bruciata. Se la Lazio avesse conquistato la Coppa Italia, che sarebbe successo? L’Eurozona si sarebbe ristretta alla Fiorentina, e il Genoa ne sarebbe rimasto fuori (per i rossoblù, che hanno ottenuto la qualificazione al turno preliminare di Europa League, ci sarebbero però problemi di licenza Uefa). Le aquile, poi, avrebbero potuto comodamente decidere se optare per essere paghi di una qualificazione diretta in Europa League o per proseguire la corsa all’accesso privilegiato in Champions.
La vittoria dell’Ingorda Armata di Allegri ha ristretto, e non poco, il loro ventaglio di possibilità : a quel punto, non rimaneva loro che tuffarsi nell’impresa di scalzare la Roma, anziché arrivare in Champions dalla porta secondaria. Niente da fare, per arrivare ai gironi della massima coppa europea gli uomini di Pioli dovranno vedersela con le forche caudine del turno preliminare: sempre ammesso che domenica prossima l’ultimo euro-spareggio della stagione, quello col Napoli, non rimescoli le carte…
E se quel tiro di Klose, al 3’, fosse entrato, anziché infrangersi sui pugni di De Sanctis? La partita si sarebbe infuocata all’stante o avrebbe ugualmente continuato a vivacchiare su ritmi congelati, fino agli ultimi venti minuti? In realtà è andata che, uscita indenne da un’esplosione atomica, la Roma, schierata con un assetto teso al contenimento, ci ha messo un po’ a scrollarsi di dosso lo spavento subito. La Lazio, però, pur mostrandosi in palla, persa l’occasione d’oro, non ha insistito più di tanto. Bisognava aspettare il 70’ perché la Roma pareggiasse il conto quanto a gol mangiati: Ibarbo fa… la barba al palo (è proprio il caso di dirlo), ma più che un brivido sulla schiena dei cugini non produce.
Tuttavia, perché il brivido si trasformi in pianto è solo questione di minuti, due per la precisione: nessuno potrebbe turbare la difesa della Lazio più di.. Iturbe (anche in questo caso, è davvero il caso di dirlo), e spetta proprio a lui segnare l’1-0. 73’: vantaggio che colpisce al cuore l’altra metà di Roma, ma tutt’altro che capace di reggersi su basi solide. Non passano dieci minuti, infatti, che Djordjevic, assistito da Klose, coglie l’1-1. Il finale è un thrilling, eppure non bisogna aspettare le ultimissime righe per conoscere il nome dell’assassino: il suo delitto perfetto, infatti, Mapou Yanga-Mbiwa, difensore centrafricano della Roma con passaporto francese, lo compie appena due minuti dopo il gol laziale. Ė l’85’, e il derby finisce qui. Così la Lupa si conferma seconda forza del campionato, per il secondo anno consecutivo.