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Swiatek e il caso doping: "Ho avuto reazione violenta. Sinner? Impossibile paragonare"

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Iga Swiatek torna a parlare. La numero due del mondo, squalificata un mese dopo essere risultata positiva a un controllo anti doping alla trimetazidina, una sostanza vietata, ha raccontato le sue verità in un'intervista fiume a "Fakty po Faktach", programma della tv polacca. "Quando ho saputo della positività ho avuto una reazione violenta, ricordo le lacrime e il panico. Ho combattuto per dimostrare la mia totale innocenza, e so che anche in questi casi le persone cercano di fare paragoni tra queste situazioni con altre che sono già avvenute, ma la verità è che ognuno di questi casi è diverso, quindi impossibile paragonare il mio caso a quello di Jannik Sinner o Simona Halep". 

Swiatek ha ripercorso tutte le tappe di questa vicenda: "La mia reazione è stata molto violenta. Un misto di incomprensione e panico. Tantissimi pianti. Ricordo di questa mail: riceviamo mail con notifiche e aggiornamenti quando ci sono delle comunicazioni, l'ho aperta convinta fosse una informazione per i tennisti ricevuta in automatico, ma stavolta era molto più seria. Non sono riuscita ad arrivare alla fine, ero già scoppiata in lacrime. I miei manager hanno detto che la reazione era quella di chi aveva appena visto morire qualcuno, o aveva avuto un grave problema di salute. Sono grata non fossi da sola. Ho dato il telefono a qualcuno, ho pensato fosse un errore. Non capivo davvero cosa stesse accadendo. Il nome della sostanza era completamente nuovo per me, non ho mai sentito di quella, dell'origine. Non pensavo granché, ero solo sommersa dalle emozioni. Sono arrivata a provare disgusto per il tennis". 

"Preferirei dire 'non colpevole', ma ammetto che per me sia solo questione burocratica", ha continuato Swiatek, "per me la cosa migliore è che sia in grado di prepararmi alla prossima stagione senza alcun pensiero, concentrandomi sul gioco. Quando mi hanno comunicato che sarebbe tutto finito nel giro di una settimana, ho accettato il verdetto senza pensarci troppo. L'aver ricevuto questa punizione è una formalità. Loro hanno seguito le loro regole, anche perché non c'era una persona sola a giudicarmi ma ci sono state tutte delle procedure da seguire e anche questa decisione del mese di stop è stata dettata, appunto, da procedure". 

Swiatek ha anche parlato del caso doping che riguarda Jannik Sinner, la cui sentenza definitiva dovrebbe arrivare non prima di febbraio: "So che in questi casi le persone cercano di fare paragoni tra queste situazioni con altre che sono già avvenute, ma la verità è che ognuno di questi casi è diverso. E il processo per provare la propria innocenza è allo stesso modo diverso. È dura fare paragoni tra il mio caso, quello di Sinner o di Halep, perché ognuno di noi ha a che fare con un problema diverso. Questa per me è più una questione per la Itia che per i giocatori. Il mio destino, come quello degli altri, è nelle loro mani e sono loro che decidono come valutare ciascun caso. Io voglio credere che questo processo sia onesto e oggettivo, che ogni caso venga trattato secondo i regolamenti e che nessuno possa trattare un giocatore o una giocatrice in base alla sua posizione. Ma se mai dovesse essere così, sarebbe comunque una questione a cui a rispondere deve essere la Itia". 

Un'ultima battuta Iga l'ha dedicata alle spese economiche a cui è stata costretta per difendersi: “Ho scelto un avvocato negli Stati Uniti, specializzato in questi casi. Il fatto che avevo già guadagnato molto e potevo spenderli nella mia difesa, senza battere ciglio, mi ha decisamente aiutato. So che molti non hanno questa opportunità e penso che questo sia qualcosa che possa anche trattenerli, perché io ho potuto invece pagare tutte le spese. 70.000 dollari per l'avvocato e circa 15.000 euro per i test medici e pareri di esperti. Oltre a questo, mi è stato revocato il prize money del torneo di Cincinnati, ma in quel momento non mi importava assolutamente. La cosa a cui tenevo di più era dimostrare la mia innocenza. Vi sto dicendo la quota più o meno esatta così che ci sia anche la percezione di cosa voglia dire a livello economico, e perché non è facile per chi non guadagna certe cifre in campo". 

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