“Giù le mani dalla Ferrari: di me dite quello che volete”.
Ma non c’era nulla da dire che non andasse.
Sorvolando sul fatto che fu un uomo altero, tutto d’un pezzo, che sempre si tenne gelosamente a braccetto con la sua solitudine, Enzo Ferrari fu l’indiscusso protagonista di quasi un secolo di storia e, in un certo senso, la fece anche lui la storia.
La storia dell’imprenditoria italiana, la storia delle macchine da corsa, la storia del cavallino rampante, al quale era affezionato come se si trattasse di un figlio, perché, come raccontò in una rarissima intervista, al termine della vittoria sul Circuito del Savio, la contessa Paolina Biancoli, gli consegnò un cavallino rampante e gli disse: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”.
Nacque nel 1898 e morì nel 1988 e la sua vita è scandita da cinque tappe.
La tappa della confusione (“a diciannove anni, ebbi una crisi: non sapevo cosa volessi fare della mia vita”), la tappa del dolore (con la perdita di un padre, un fratello e un figlio), ma, come se il dolore potesse consumarsi, come le gomme morbide su un circuito rettilineo, ad altissime velocità, è arrivata anche la tappa del riscatto, la tappa di una vita all’insegna del successo (“con tanti riconoscimenti, mi è venuto il dubbio di essere qualcuno”). Ed infine le ultime due tappe, le due persone che più stimò in vita e che resero palpabile il suo sogno di rendere le sue vetture immaginarie, non solo concrete, ma eleganti, pulite, vittoriose: Tazio Nuvolari (“un prodigio insuperato dell'istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche”) e Gilles Villeneuve, il quale macinava semiassi, cambi, frizioni e freni.
Venticinque anni fa se ne andava Enzo, nel silenzio che sempre lo caratterizzò, lasciando un vuoto che ogni domenica, sui circuiti di tutto il mondo, non solo risulta incolmabile, ma, se possibile, nostalgicamente incolmabile, dal momento che quest’uomo non fu solo un ambizioso uomo, che rese concrete le proprie ambizioni, ma fu soprattutto un esempio per i giovani alla ricerca del proprio io, per coloro che amano dare gli schiaffi morali ad una vita che li tradisce o, semplicemente, per chi insegue il sogno senza tempo della velocità.