Apoteosi Red Bull e grandi lacune sul fronte sicurezza. Il GP Giappone che si è disputato lo scorso 9 ottobre è stato teatro del secondo trionfo iridato consecutivo di Max Verstappen, che ha vinto la gara di quasi mezzo minuto davanti alla vettura di Sergio Perez e alla Ferrari di Charles Leclerc che ha completato il podio successivamente a una penalità di 5 secondi per il taglio all'ultima chicane che lo avrebbe avvantaggiato nel duello col messicano.
DOMINIO VERSTAPPEN
L'olandese ha concesso il bis iridato successivamente all'aver colto il dodicesimo successo di tappa stagionale con una gara straordinaria. In 28 giri, la RB18 ha rifilato un secondo al giro alla F1-75 in condizioni di bagnato denotando un'usura da del battistrada decisamente meno marcata sinonimo di una gestione delle coperture decisamente migliore. Differenze di assetti meccanici e bilanciamento aerodinamico che hanno premiato il Team di Milton Keynes rispetto alla Scuderia di Maranello.
Si è rivelato invece un boomerang la configurazione aerodinamica scelta dalla Mercedes per la W13 E Performance. Infatti, i tecnici di Stoccarda, hanno adottato una configurazione ad alto carico aerodinamico in vista di una gara bagnata. Scelta azzeccata se non fosse per il fatto che Lewis Hamilton abbia concluso quinto dopo aver trascorso tutta la gara alle spalle dell'Alpine di Esteban Ocon, con una W13 penalizzata da una spiccata resistenza aerodinamica all'avanzamento sui rettilinei rispetto all'efficienza aerodinamica della A522.
Grande gara di Sebastian Vettel che ha avuto l'intuizione strategica di montate subito le gomme intermedie per risalire posizioni in seguito al contatto iniziale con Fernando Alonso che lo aveva portato in testacoda in fondo al gruppo. Mossa strategica da parte del tetra-campione del mondo dell'Aston Martin che lo ha portato a balzare in sesta posizione precedendo di appena 11 millesimi il bi-campione del mondo dell'Alpine.
Duelli tra pluri iridati, differenze d'assetto e strategiche ad animare la corsa giapponese, ma la grande tematica di dibattito è tornata a essere la sicurezza. Oltre alle polemiche sportive per la penalità inflitta al monegasco e l'attribuzione piena dei punteggi nonostante un distanza di gara inferiore al 75% ma che si è conclusa entro le tre ore, è emerso come la F1 non abbia imparato né dai propri errori né dalle conseguenti tragedie.
SUZUKA, OTTO ANNI DOPO NULLA E' CAMBIATO
Infatti, a distanza di otto anni, la storia si ripete. Nel corso del primo giro, Carlos Sainz è stato vittima di aquaplaning in uscita dalla curva 11 che lo ha portato in testacoda contro le barriere con metà auto rimasta in pista con Lewis Hamilton che per un metro è riuscito ad evitarlo. In un primo momento è stata introdotta la Safety Car, peccato nello stesso momento fossero entrati in pista due trattori per rimuovere la Ferrari dello spagnolo e poco più avanti la Williams di Alexander Albon.
Al giro seguente, con visibilità in peggioramento per via dell'incremento della pioggia, la bandiera rossa è stata esposta ma Pierre Gasly, che aveva effettuato il pit stop con cambio d'ala anteriore sprofondando in ultima posizione, si è ritrovato a transitare molto vicino al primo dei due trattori in pista, fortunatamente non perdendo il controllo della monoposto. Se, vista la quantità d'acqua presente in pista, il transalpino fosse stato vittima di aquaplaning in quel tratto, come sarebbe andata finire? Un grande quesito che riporta alla memoria quanto successe allo sfortunato Jules Bianchi, che nell'edizione 2014 uscì di pista impattando un trattore presente in pista per rimuovere la Sauber di Adrian Sutil.
In quella circostanza vi fu la presenza della doppia bandiera gialla, una follia considerando che vi fosse un trattore nella via di fuga in condizioni di visibilità scarse con incremento della pioggia. La bandiera rossa fu esposta solamente dopo il grave incidente occorso al francese che, sfortunatamente, si rivelò fatale quando il 17 luglio 2015 Jules purtroppo morì per le conseguenze e i traumi celebrali di quel devastante impatto. Si pensava che, però, dalla tragedie si potesse imparare, analizzare e migliorare ogni aspetto procedurale in termini di sicurezza.
A distanza di 8 anni, sempre al Suzuka International Racing Course e sempre in condizioni climatiche avverse, la F1 ha compreso come nulla sia mutato. Questo è l'aspetto più triste, deludente e preoccupante tracciando un parallelo tra Suzuka 2014 e Suzuka 2022. Con due trattori in pista, due vetture da rimuovere, visibilità scarsa e pioggia battente l'unica soluzione era l'immediata esposizione della bandiera rossa. Il grido, la rabbia e l'agitazione di Gasly via radio sono ampiamente giustificate.
Così come Sainz ha perso la vettura in quel punto del tracciato, a chiunque sarebbe potuta accadere la stessa cosa con la medesima dinamica che, con un trattore li presente, avrebbe potuto assumere i contorni di un'altra tragedia con molte similitudini con quanto avvenuto allo sfortunato Bianchi nel 2014. La bandiera rossa andava esposta subito al primo giro, così che, con tutte le vetture in pista, la Ferrari e la Williams sarebbero state rimovibili in tutta sicurezza.
Sicurezza che è venuta a mancare in modo lampante sia per i piloti sia per gli stessi commissari a bordo pista che, data la velocità delle monoposto e la visibilità precaria, sarebbero stati soggetti decisamente a rischio nel caso in cui qualcuno avesse perso il controllo della monoposto. È bene evidenziare che la sicurezza in pista dev'essere garantita per tutti, perché se Gasly fosse finito in testacoda avrebbe potuto colpire un commissario impegnato nella rimozione della Rossa dello spagnolo.
L'aggravante è che da quest'anno la F1 fa affidamento sul Remote Operations Center (ROC), una sala di assistenza della FIA ubicata a Ginevra che da remoto offre sostegno a tutte le decisioni e procedure che dovrebbero essere svolte dalla Race Direction tramite l'analisi di foto, audio e video per migliorare ogni aspetto regolamentare e della sicurezza in pista.
Per quanto riguarda il Remote Operations Center, si è denotato come sia uno strumento valido ma ancora inefficiente. Infatti, ne abbiamo avuto la prova durante il GP Giappone di come il ROC non sia pienamente efficiente, altrimenti quello che è avvenuto nelle battute inaugurali della gara nipponica non sarebbe accaduto. Svariate analisi multimediali, strumenti tecnologici all'avanguardia e costanti comunicazioni con la Race Direction che traendo le conclusioni finali non hanno portato a un miglioramento delle decisioni in termini di sicurezza da otto anni a questa parte.
Il parallelo tra Suzuka 2014 e Suzuka 2022 evidenzia come, sotto questo punto di vista, il progresso della F1 sia stato nullo alla luce dei fatti emersi lo scorso 9 ottobre. Ampiamente comprensibile, dunque, il post critico di Philippe Bianchi su Instagram che ha rivisto nei suoi occhi tutto quello che gli aveva portato via suo figlio. Uno sfogo al quale va aggiunto che non solo non vi sia stato rispetto per i piloti, ma nemmeno per i commissari in pista che hanno corso un rischio di proporzioni non indifferenti.