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Ancelotti: Pirlo? Se deve affondare...

Parla il tecnico dell'Everton

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Intervenuto durante il programma Tiki Taka – La Repubblica del pallone condotto da Chiambretti, l'attuale tecnico dell'evento Carlo Ancelotti si è soffermato su diversi temi, attuali e non.

SUL NAPOLI: "Un bell’ambiente, una famiglia, una bellissima città con contraddizioni. Non avevo mai vissuto al sud ed era una tappa da fare". 

SUL RITORNO IN ITALIA - “Comincio a diventare vecchiotto…”.

SULL'ESPERIENZA PIÙ DOLOROSA: "Sono tutte esperienze dolorose, ma passano sùbito. Bisogna guardare avanti. Il calcio è una grande passione ma tale rimane. Ci sono cose più importanti nella vita, soprattutto in questo periodo". 

SU GATTUSO: "Ha carattere, si è fatto le sue esperienze e mi aspettavo potesse fare un ottimo lavoro".

PIRLO: "Non ha bisogno di consigli ma gliene voglio dare uno: se deve affondare lo faccia con le proprie idee, non con quelle degli altri". 

SU CRISTIANO RONALDO - “Non è mai successo che gli dicessi di non giocare perché è un giocatore più bravo degli altri. Non bisogna essere degli scienziati per capirlo”.

SU IBRA: "Quando è andato a giocare in America ho pensato che fosse ai saluti finali. E invece faceva gol in tutte le partite. Ora è tornato in Italia, pensavo fosse la fine e invece fa gol ogni domenica. È immortale come Ronaldo. Continuare a giocare è facile ma loro non giocano e basta, segnano sempre e fare sempre gol non è così semplice. Se volevo Ibra al Napoli? Chiedetelo a lui”. 

SU PIOLI: "Il Milan ha fatto dei passi da gigante. Ai rossoneri manca ancora qualcosa per essere al livello di Juventus e Inter, ma questa è una stagione strana per tutti i campionati in Europa, dove vedo risultati abbastanza sorprendenti. Ci sono in testa squadre che nessuno avrebbe mai detto all’inizio della stagione. Tutto può succedere”.

SU TOTTI: "Sì, mi sarebbe piaciuto moltissimo allenarlo, però forse chiedevo troppo...".

SUL METODO DI ALLENAMENTO: "È un discorso complicato. Nella mia vita nessuno ha mai usato la frusta contro di me, né mio padre, né i miei allenatori. Se una società mi sceglie per usarla ha sbagliato indirizzo”.

SUGLI ESONERI - “L’esonero fa parte del nostro mestiere, non è una iattura. Quando le cose non funzionano bene tra un allenatore e una società è giusto chiudere. Se le cose funzionano bene si riescono a gestire le situazioni più difficili ma non deve essere un matrimonio forzato. L’esonero non si capisce, l’allenatore è sempre l’ultimo a saperlo. Ci sono delle sensazioni ma fino a che non c’è la notizia ufficiale non lo sai. Nel 2007 al Milan ogni volta si diceva sempre che dovesse essere la mia ultima partita e poi abbiamo vinto la Champions. Un allenatore perde solo tempo a pensare al suo esonero: deve pensare solo a fare il suo lavoro”.

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