Serie A 2017-18, lavori in corso.
Si parte, come sempre, dalle panchine. Il mercato degli allenatori un tempo era considerato propedeutico a quello, ben più importante, delle star della pedata. Da alcuni anni però è diventato centrale, grazie al fatto che si è affermata una certa generazione di tecnici fuoriclasse, capaci di vincere tanto e in più paesi europei. In generale, per come va il calcio oggi, dove (eccezion fatta per qualche fortunatissimo club o nazione) ci sono più assi in tuta e taccuino che in pantaloncini e tacchetti, ne consegue che ingaggiare un trainer pluri-vincente, un top coach, equivale a fare quell’investimento strategico che una volta poteva chiamarsi Maradona o Zidane o Zico. Questo vale in modo particolare per tornei come quello italiano, dove certo continuano a non mancare i grandissimi giocatori ma, complice anche uno status finanziario del nostro sistema calcio meno competitivo a livello internazionale rispetto al passato, dall’inizio del decennio scarseggiano i supercampioni. Il problema è che, come diventa difficile assicurarsi le prestazioni di un calciatore stratosferico, così spesso è altrettanto proibitivo mettere sotto contratto un allenatore da urlo.
Diciamolo subito, quindi. Neanche l’anno prossimo vedremo in Italia Mourinho, Klopp, Ancelotti e neppure Conte. Con l’ex tecnico della Juventus ora al Chelsea, com’è a tutti noto, l’Inter (che con Mourinho e Benitez ha imposto la moda del top coach in Italia) ci aveva provato e lungamente, ma il corteggiamento non è andato a buon fine: così la società nerazzurra ha ripiegato – se così si può dire, ma è stata in realtà una scelta intelligente – su Luciano Spalletti, che non a caso era stato anche inseguito dalla Juve, pronta ad incassare l’eventuale adieu di Massimiliano Allegri. E già perché, pur senza troppi clamori, il certaldese un top coach lo è: è vero che in Italia non ha mai vinto scudetti ma “solo” coppe e supercoppe, ma è stato campione di Russia con lo Zenit San Pietroburgo e, sempre con i pietroburghesi, ha vinto anche una Supercoppa di Russia.
Spalletti all’Inter è, per il momento, l’unico fatto nuovo certo della serie A prossima ventura. Non classifichiamo come fatti nuovi, infatti, le tante conferme che arrivano da altre piazze: Mihajlovic sarà di nuovo al Torino, Delneri potrà ancora farsi la passeggiata settimanale sotto la loggia di San Giovanni a Udine, Inzaghino guiderà la Lazio pure l’anno prossimo così come Semplici la Spal e Pecchia il Verona. Juric succederà a se stesso al Genoa, Sarri mangerà ancora la pizza a Napoli e, udite udite, Allegri, dopo la batosta nella finale di Champions League, ha deciso di silenziare le sirene d’Oltremanica e di restare a Torino sponda bianconera, per ritentare il triplete e stavolta, magari, riuscire finalmente a centrarlo. Quanto al Cagliari, non dovrebbero esserci problemi a trattenere per un altro anno Rastelli. E di certo non teme (non può temere) Gasperini all’Atalanta.
Invece la Roma, sensibile al fascino del super trainer dai tempi di Luis Enrique, aveva cercato di portarne un altro in Italia, per rimpiazzare Spalletti: trattavasi di Unai Emery, il tecnico capace di vincere tre Europa League di fila a Siviglia. Questi però, a quanto pare, preferirebbe rimanere a Parigi alla corte di Al-Khelaifi. Pazienza, si sono detti in seno alla società capitolina: se non si può avere il tecnico da sogno, si potrebbe arrivare a uno italiano emergente. L’identikit è da mesi quello di Eusebio Di Francesco del Sassuolo, ma, a quanto pare, anche lui costerebbe un tantino. Magari non quanto Emery, ma non è proprio a buon mercato: per liberarlo, infatti, la società estense pretende che venga onorata una clausola di rescissione da tre milioni. La Roma non muore dalla voglia di pagarla, e aspetta che sia Di Francesco a tagliare la corda con le sue mani, accordandosi direttamente col patron Squinzi. Nell’attesa, i giallorossi sondano Laurent Blanc, ex Psg (nel mirino di Trigoria già da tempo), e Thomas Tuchel del Borussia Dortmund.
Ma se Di Francesco decidesse di lasciare i neroverdi, il Sassuolo come risponderebbe? Sembra che gli emiliani siano orientati su Rolando Maran , del Chievo (che però Campedelli vorrebbe blindare) o su Nicola, l’eroico Davide che col suo Crotone ha saputo sfidare i tanti Golia della serie A e alla fine è approdato a una meritata e storica storica salvezza (storica perché i calabresi erano al debutto nella massima serie). Ė chiaro, però, che nella città di Pitagora farebbero di tutto per non lasciar partire il loro nocchiero.
Capitolo Fiorentina: anche i viola, chiusa l’era-Sousa, sarebbero propensi ad una scelta italiana, più del genere collaudato che emergente, però. Non è un mistero che il nome che circola da un po’ è quello di Stefano Pioli, reduce da una sfortunata esperienza interista. Pensare che a fine marzo Pioli era dato come confermato all’Inter al 100% anche per il 2018, poi nelle ultime convulse giornate di campionato Thohir e c. hanno deciso di sacrificarlo in nome di un progetto che non è mai nato. Chi sente la mancanza di Zamparini nell'aureo consesso dei boss della serie A può consolarsi pensando che il suo spirito alberga in molti altri presidenti.