“Nuvolari è basso di statura, Nuvolari è al di sotto del normale.
Nuvolari ha cinquanta chili d'ossa. Nuvolari ha un corpo eccezionale”.
Chi non ricorda la canzone di Lucio Dalla dedicata all’eccentrico Tazio Nuvolari, che “ha le mani come artigli”?
Proprio oggi, il 16 Novembre del 1892, Nuvolari nasceva a Castel d’Ario e, anni dopo, avrebbe iniziato la sua brillante carriera prima con le moto e poi con le monoposto e, sia chiaro, quando si parla di monoposto, è scontato che ci si riferisca alle monoposto che, negli anni d’oro di Tazio, fecero la storia: l’Alfa Romeo dalla linea severa e la Ferrari dai fianchi veloci.
Corse in maniera eccezionale, come pochi altri piloti possono vantare, quasi continuativamente dal 1931 al 1939, disputò in totale 26 Gran Premi (andando spesso a podio) e fu primo classificato nel Campionato Europeo di Automobilismo del 1932.
A lui si deve l’invenzione di quella che fu chiamata “sbandata controllata”, sbandata, cioè, inserendosi nelle curve con un deciso colpo di sterzo, facendo slittare le ruote posteriori verso l'esterno e schiacciando. In questo modo aveva la macchina già dritta in rettilineo e in piena accelerazione e, si sa, quando ancora l’aerodinamica non era stata inventata, la tecnica dava i suoi frutti e permetteva a Nuvolari di fare ciò che voleva “dentro al fuoco di cento saette”.
Oggi, in occasione del contorto Gran Premio di Austin, la velocità invita a prendere atto del compleanno di un campione, al quale nessuno si permetteva di dare contro e al quale persino una personalità complessa come quella del vate Gabriele D’Annunzio (che aleggiava narcisismo da tutti i pori), dovette dedicare attenzione.
Era, infatti, l'aprile 1932, quando D’Annunzio invitò Nuvolari al Vittoriale, per regalargli una piccola tartaruga d'oro con la scritta ironica: “all'uomo più veloce, l'animale più lento”.