C’è chi ama alla follia l’automobilismo e c’è chi proprio di corse e circuiti non vuole saperne.
Al diavolo le emozioni delle monoposto quando sfrecciano, al diavolo i mondiali vissuti fino all’ultimo millesimo di secondo di gara, al diavolo tutto questo, in nome di una corrente di pensiero volta all’ambiente salubre e alla soppressione di “attrazioni secondarie che non giovano al paese”.
Queste le ideologie, nonché concrete campagne, portate avanti dal deputato del Movimento 5 Stelle Adonco Brambilla, il quale ha proposto la soppressione del circuito del Mugello (sito in Toscana e di proprietà della Ferrari) e (perché no?!), tra qualche anno, anche la soppressione dei circuiti storici di Imola, Monza e Misano.
A gran voce e con solennità austera, dichiara “Basta inquinamento e sperpero di denaro, è ora di mettere la parola fine a questa follia che erode la nostra amata regione”.
Esorta i membri del movimento a sostenerlo e, con incanto volto al futuro, dichiara “Sarebbe bello creare un Parco al posto di questo eco mostro ciuccia soldi. Speriamo che l’Aula voti a favore”.
In attesa di sapere il voto favorevole o contrario, il deputato conclude, con un calzante esempio personale: “Io, per esempio, non uso più l’automobile e mi reco ogni giorno da Milano a Roma in bicicletta”.
Certo, ognuno fa come meglio ritiene, ma è anche vero che ora tocca spiegarlo a persone, le quali, nella propria vita, siano essi piloti, ingegneri, tecnici o meccanici, hanno scelto di dedicarsi anima, corpo e muscoli, alla corsa.