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Profilo Marquez

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Trentasette pole in carriera.
Sette gare vinte.
Venti anni precisi e tondi, forse anche meno, data l’imprudenza di talune entrate in traiettoria, così spaventose, da far barcollare la Honda dall’assetto speciale.
Un titolo mondiale in classe 125.
Un titolo mondiale in classe 250.
E, oggi, dopo una stagione, l’unica stagione in motogp, un titolo mondiale assolutamente meritato nella classe dei migliori.
È il ritratto pulito di un giovane Marc Marquez ed è il curriculum perfetto di un campione laureatosi tale appena mezz’ora fa.
Successo meritatissimo di uno spagnolo che nelle corse c’ha messo il cuore e mai la testa, lui, che solo oggi, tipo favola di Esopo, ha tratto la morale della ragione; lui che oggi, nonostante poteva, non ha lottato per la prima posizione, ma si è accontentato del terzo posto, perché dietro quel posto c’era, in realtà, qualcosa di più solenne: un titolo mondiale vinto, come nessuno mai nella storia della motogp, a venti anni.
Ora lo si può affiancare a campioni del calibro di Rossi, Stoner, Lorenzo.
Oggi lo si può dichiarare indiscusso esempio di come il cuore, sotto il petto, pulluli all’impazzata, schizzando fuori alle stesse velocità orarie delle gare in rettilineo.
Si chiude il mondiale 2013 all’insegna dell’ottimismo e della fresca gioventù.
Si chiude un anno di brividi autentici.
Ma, per Marc Marquez, si chiude tutto, tranne la corsa.
Il papà, dal canto suo, dovrà restare ancora per molto tempo con le dita intrecciate, a fissare con lo sguardo il monitor delle velocità e a pregare che Marc non sia brillante e imprudente come suo solito.

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