Nemmeno questa è stata la volta buona di Marquez per trarre la rivaluta delle sue lunghezze di vantaggio e prendersi il titolo mondiale.
Già : perché a Motegi, sul circuito giapponese, oggi la gara è stata letteralmente dominata dall’inizio alla fine da uno strepitoso Jorge Lorenzo, che è scattato benissimo e che, con gomma morbida e concentrazione rara, si è mantenuto davanti a Marc e non si è fatto intimorire da nessuno.
Guida pulita, casco abbassato (il giusto per guardarsi davanti, il giusto per, anche, non deconcentrarsi mai, pensando di avere in pugno la vittoria), grinta da vendere e un sorriso, sul podio, come non se ne vedeva da quando usciva vivo e vegeto dalle sfide con Casey Stoner.
Alle sue spalle, dapprima francobollato, poi, nel corso degli ultimi sei giri, a distanze notevoli, c’è Marc Marquez, sempre sorridente, nonostante il secondo posto, per lui che è abituato allo scalino centrale del podio.
Sorriso determinato dal sangue caldo e solare spagnolo o sorriso dovuto al fatto che, comunque, mantiene 13 punti di vantaggio, da investire accuratamente a Valencia?
Certo, Marc ci ha provato, al diciassettesimo giro, a sorpassare Lorenzo, entrando, come un fulmine, all’esterno della sua traiettoria, ma Lorenzo ha fatto una frenata di quelle che sembrano le ultime frenate della vita e Marquez è retrocesso, questa volta, senza entrare impulsivamente, prudente e, forse, anche fisicamente stanco, dopo la caduta nel warm up di questa mattina, nel corso del quale ha fatto registrare problemi alla schiena. Ma la gara è aperta a tutti gli effetti e le statistiche gridano ottimismo, perché a Marc basterebbe un quarto posto, con Lorenzo vincitore, per intascare il mondiale.
A seguire Marquez, c’è un Dani Pedrosa, che oggi, nonostante sia andato sullo scalino più basso del podio e sia alquanto deluso da ciò, è stato autore di una guida pulita e di una concentrazione notevole, mentre, baldo pilota e studente modello, non ha mai abbandonato la scia di Marquez e non ha fatto alcun errore nella guida, sulla sua Honda stabile, più stabile di quella del compagno di team.
Poiché la Ducati ufficiale di Nicky Hayden partiva dalla terza casellina, ci sia chiede dove sia finita e, per trovarla, purtroppo, bisogna guardare molto indietro, fino alla decima posizione, dove si stanzia per un pelo, andando a punti sul filo del rasoio, davanti al nono posto di Andrea Dovizioso (il quale partiva sesto).
Purtroppo, oggi, a inizio gara, in partenza, si è potuta vedere la gerarchia della motogp, con la Yamaha in testa, la Honda a pari qualità (forse, con le morbide, moto che fornisce anche qualcosa in più in alcuni settori) e la Ducati terza in classifica, che, puntualmente, fa propri il nono e il decimo posto.
Yamaha nettamente superiore, ma c’è anche da dire che gran parte del lavoro è affidato al pilota e Lorenzo prende freddamente e di petto ogni situazione; al contrario, oggi, Valentino Rossi è stato autore di un’ottima partenza, ma, per vari errori nella guida, è scivolato in nona posizione e poi ha chiuso in sesta posizione, davanti a Bradl e Bautista.
Gara emozionante e vissuta, ma, sicuramente, la prossima gara, quella davvero decisiva, lascerà il fiato a metà e sarà , davvero, il finale stagione che tutti sognano.