Ė bello camminare in una Val… verde.
E pazienza se di prati fioriti pianeggianti se ne sono visti pochi, in una tappa breve ma intensa del Giro d’Italia (la sedicesima, da Bressanone ad Andalo per un totale di 132 km), e soprattutto tutta vissuta in altitudine. A vincere è stato il leader della Movistar, Alejandro Valverde, protagonista atteso di questa corsa rosa in cui si presentava da esordiente assoluto (è alla sua prima partecipazione all’ItaliGiro, in precedenza tanto Tour, tanta Vuelta e tantissime classiche). Grazie alla vittoria odierna, lo spagnolo è riuscito a soffiare ad un Nibali (Astana) ancora in crisi il terzo posto in classifica generale, e si trova adesso a 3’23’’ dalla maglia rosa che è sempre Kruijswijk.
L’olandese della Lotto NL, che avevamo lasciato navigatore senza timori né tremori della cronometro di sabato (cronometro che, lo ribadiamo, aveva dominato pur senza vincerla), sta in effetti facendo il vuoto alle sue spalle, capitalizzando al massimo il vantaggio di non avere intorno a sé il clamore mediatico del vincitore annunciato. Se ha infatti 3 minuti e passa di vantaggio sul terzo (e quasi 5 minuti sul quarto, che è proprio Nibali, e sul quinto, Zakarin della Katusha), ne ha tre esatti sul secondo, che resta “colibrì” Chaves della Orica-GreenEDGE.
Potrebbe anche andare a finire che Kruijswijk arriverà in fondo alla corsa con la maglia rosa indosso e senza neppure vincere una tappa. Di sicuro, non ha vinto neppure oggi ma anche oggi ha dominato. Questa la cronaca della giornata. Ad una prima fuga iniziale animata da cinque uomini, Maestri (Bardiani), Oss (BMC), Clarke (Cannondale), Brutt (Tinkoff) e Zhupa (Southeast), se ne sovrappone subito un’altra condotta da altrettanti ciclisti, Ulissi (Lampre-Merida), Lopez Garcia (Sky), già vincitore del gpm del Passo della Mendola, Kangert , un compagno di Nibali, Firsanov (Gazprom) e l’ex maglia rosa Jungels (Etixx-Quick Step). Ma non è giorno di fughe per banfiti solitari, o quantomeno fughe troppo lunghe: difatti la pattuglia viene subito ripresa dal gruppone dei big, in testa al quale primeggiano lo stesso leader della classifica generale, Kruijswijk, e Valverde.
Sono proprio loro i due che un arrembante Ulissi si ritrova alle calcagna quando va a transitare per primo al traguardo volante di Cles. E non se li toglie più di torno: a 20 km dall’arrivo, insieme a Ulissi e ai due big al comando ci sono gli altri quattro ex fuggitivi, Nibali, Zakarin e Dombrowski (Cannondale), mentre Chaves guida il maxigruppo degli inseguitori.
Allora si innesca una lotta all’ultimo sangue nel decemvirato di testa: c’è l’allungo di Lopez in due riprese, a cui Kruijswijk risponde in entrambi i casi con riflessi prontissimi; poi l’accelerata di Valverde, che l’olandese controlla egregiamente, tanto da precederlo addirittura al gpm di Fai della Paganella: a quel punto, con lui e lo spagnolo, in avanti era rimasto solo Zakarin, mentre dalle retrovie si avvicinava loro a grandi falcate Chaves: non riuscirà però a riagganciare il tridente.
Tutto questo mentre Nibali imboccava la sua inesorabile agonia. Così la volata finale era affare del terzetto formato dalla maglia rosa, dal russo della Gazprom e dallo spagnolo: vinceva quest’ultimo, che in tal modo aveva la gioia di cogliere la sua prima vittoria al Giro d’Italia nella prima edizione da lui mai disputata.