L’ultimo souvenir di gloria prima dell’addio.
È sempre più vicino all’Arsenal, Álvaro Morata, ma prima di abbandonare Juventus e Italia davvero non voleva perdere l’occasione di essere una volta ancora determinante per un titolo bianconero, e con un’altra perla notturna delle due. Sabato 21 maggio, stadio Olimpico di Roma: l’ultimo atto della Coppa Italia è deciso proprio da lui, il Boniek madrileno. Sono passate le 23.00 da un po’, e siamo al 110’ della partita: in pratica è scattato da cinque minuti il secondo tempo supplementare. Cross perfetto del “pitagorico” della Juve – parliamo di Cuadrado, naturalmente, poteva essere diversamente? – e lo spagnolo si fa trovare lì, pronto a castigare un altrimenti bravissimo Donnarumma, all’angolo rimasto sguarnito alla sua sinistra.
Bravissimo Donnarumma, dicevamo, ma bravissimo tutto il Milan, a partire da un ritrovato capitan Montolivo: generoso, volitivo, combattivo, al cospetto della solita rocciosa Juventus-cassaforte, attenta a concedere sbavature a zero e a prevalere col bello stilo o col contagocce, tanta è la qualità camaleontica della sua forza di adattarsi a tutti gli scenari di partita. Peccato, però, che al Milan di oggi – a quello di Mihajlovic come a quello di Brocchi – tra tanti attaccanti di nome (Honda, Bacca, ma anche Luiz Adriano, che non ha giocato neppure un minuto, e Balotelli, subentrato nei supplementari, e perciò con poco tempo a disposizione per incidere) manchi quello capace di fare l’ultimo e decisivo affondo. Anche per questo il Diavolo resta fuori dall’Europa (vincere la Coppa Italia era l'ultima possibilità di rientrarvi), e per il terzo anno consecutivo.
Che dire della Juventus, invece, a parte che schierava il portiere Neto al posto del sempiterno Buffon? Dopo il quinto scudetto consecutivo, la seconda Coppa italia di fila (ed è l'undicesima per la bacheca bianconera). In due anni di gestione tecnica, sulla panchina della Signora ha già collezionato due titoli e altrettanti trofei, per un totale di quattro successi: per completare in bellezza ci vorrebbe la consacrazione europea, anche per fugare certe voci che vorrebbero una Juve tiranna di un campionato che però è tecnicamente un po’ inferiore rispetto a quelli delle altre maggiori nazioni calcistiche continentali.
Primo tempo praticamente nelle mani del Milan, pericoloso per due volte con Giacomo Bonaventura, al 13’ su cross di Calabria e al 23’, con una pregevole doppia finta su Lichtsteiner e una conclusione a sorpresa su cui Neto si salva grazie al piazzamento. Quindi rossoneri ancora vicini al gol con Poli, al 39’. La Juve si risveglia solo al 44’ e per di più grazie ad una soluzione troppo audace di Donnarumma, che si mette in testa di dribblare Mandzukic nella sua area prima di liberarsi del pallone (e per fortuna gli va bene).
Nella ripresa la musica cambia, La Juventus esce dal suo guscio ma deve aspettare il 69’ per essersi pericolosa, quando Pogba, ben servito da Alex Sandro, colpisce il palo. È l’inizio di un assedio bianconero, che prende corpo con Lichtsteiner percolosissimo di testa al 73’, e Pogba, che all’80’ spara un tiro atomico da fuori area. Niente da fare, però, i tempi regolamentari finiscono sullo 0-0. E la gara, che cresce inevitabilmente di nervosismo, non si schioda dal risultato di partenza neppure dopo quindici minuti extra.
Così al 108’ Allegri si gioca il tutto per tutto togliendo un centrocampista, Hernanes, per far posto a un altro attaccante, Morata: lui ancora non lo sa, ma ha appena trovato la chiave per risolvere la gara. E per capirlo gli basterà aspettare due minuti. In casa Milan, invece, come dicevamo, ininfluente l’ingresso di Balotelli al posto di Kucka, subito dopo il vantaggio zebrato.