Qualcuno c’è.
Dicevamo ieri del Ciccone volatista dalla mente e dal passo italiani. Eppure c’è qualche campione dell’italo pedale capace di assomigliare, nella rapacità, ad un Kittel o ad un Greipel: non un panzer né un gorilla, ma un callido cecchino di ultimo chilometro con molta probabilità sì. Parliamo del callido Ulissi, che aggiudicandosi la frazione del Giro d’Italia di oggi, l’undicesima in calendario, la Modena-Asolo di 227 km, fa il paio di vittorie di tappa nell’edizione di quest’anno.
Dopo la Calabria, anche il Veneto sorride al corridore della Lampre-Merida: alle sue spalle nell’ordine d’arrivo c’è Amador della Movistar, che ha visto di nuovo sfumare, e stavolta davvero per un soffio nello spazio degli ultimi 5 km, una possibile giornata di gloria. Terzo subito dietro il costaricano c’è poi Bob Jungels (Etixx-Quick Step), che è ancora maglia rosa ma ha perso due secondi dallo stesso Amador. Molto più netta appare ad oggi l’egemonia del lussemburghese nella classifica della maglia bianca, dal momento che il suo inseguitore più diretto, l’italiano Formolo della Cannondale, accusa dal capolista un ritardo di ben 5’49’’.
Leader confermati nelle graduatorie delle altre maglie che fanno classifica sono Greipel (maglia rossa) e Cunego (maglia azzurra). A proposito di maglie e uomini di classifica: cala il sipario anche per un altro protagonista di primo piano della competizione, proprio lui, Tom Dumoulin, l’olandese sempre meno volante che aveva dominato la primissima fase dell’ItalGiro. L'ex maglia rosa era ormai sparito dai radar da qualche tappa, ma a metterlo definitivamente fuori gioco sono stati i risultati (assai deludenti) dell’ultima cronometro e della tappa di ieri, allorché era arrivato ad accumulare 13’ di ritardo dal vincitore di tappa Ciccone. Arrivederci al Tour de France, probabilmente.
La notizia del ritiro del campione della Giant-Alpecin è piombata sulla corsa proprio a metà della tappa. Questa è la cronaca del resto della giornata. Dopo un’iniziale scatto in avanti di nove uomini, ripreso dopo pochi minuti, in testa alla corsa si è portato un triumvirato composto da Liam Bertazzo (Southeast), Vegard Stake Laengen (IAM) e Anton Vorobyev (Katusha). La loro fuga è durata parecchio, fino a 20 km dal traguardo. Vorobyev ha approfittato di questo abbondante segmento di tappa in cui è rimasto in testa per prendersi la vittoria nei traguardi volanti di Grisignano di Zocco e Villa del Conte. Poi il picchetto d'avanguardia viene raggiunto e risucchiato: il norvegese Laengen è l’ultimo a cedere al gruppo degli inseguitori guidato da uomini Movistar (e inevitabilmente rimodellato da una caduta collettiva occorsa a poco più di 22 km dal traguardo).
Nella nuova situazione venuta a crearsi in testa, Vincenzo Nibali (Astana) trovava lo spiraglio per l’accelerazione improvvisa, insieme a Valverde (Movistar) e Chaves (Orica-GreenEDGE). Tentativo di attacco che si spegneva però in pochi minuti, però, col sopraggiungere in testa di Amador e, a sua ruota, della stessa maglia rosa Jungels. La tappa era ormai giunta a a 11 km dalla fine, e a quel punto la vittoria di tappa sembrava essere affare riservato a loro due; ma ecco che dalla ferrea custodia di Betancur, il corridore Movistar che era stato una sorta di Simon Wiesenthal del terzetto in fuga pre-nibaliano, si sganciava Ulissi, lesto a lanciarsi all’inseguimento della coppia di testa, come fossero due sirene
Gli ultimi dieci chilometri erano quindi un tiro e molla tra gli uomini del nuovo trio di testa, ma come sarebbe poi finita è storia nota: Jungels e Amador restano rispettivamente primo e secondo in classifica generale, ma, almeno nello sprint finale, a piazzarsi prima di entrambi è stato proprio il terribile “mr. Nessuno” di Cecina.