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Giro d’Italia, la vittoria è di Ulissi

Dumoulin torna in maglia rosa

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L’Odissea di Ulissi.

Da Catanzaro a Praia a Mare, 200 km, costeggiando un po’ di quel Mediterraneo che delle imprese dell’Itacese letterario fu liquido teatro. Lui, Ulissi Diego della Lampre-Merida, Itacese non lo è di certo (è nato a Cecina 27 anni fa), ma la sua impresa ha comunque rappresentato un odusiaco ritorno ad Itaca: intendendo, naturalmente, per “ritorno ad Itaca” la possibilità di rivedere, finalmente, una vittoria dal nome italiano sulle piste del Giro tricolore.

Che scossoni ha provocato l’Odissea calabrese, quarta tappa della corsa rosa 2016, in classifica generale? Qualche Metternich delle due ruote, in realtà. sta sogghignando senza farsi troppo vedere: al vertice della graduatoria infatti la parola d’ordine è stata restaurazione, con Tom Dumoulin che, arrivato secondo alle spalle di Ulissi,  si riprende la maglia rosa. Subito dietro l’olandese della Giant-Alpecin c’è il lussemburghese Bob Jungels della Etixx-Quick Step, con 20 secondi da recuperare. Terzo è proprio lui, Ulissi, con lo stesso distacco di Jungels Tre gradini sotto, poi, c’è Vincenzone Nibali (Astana), in ritardo di 26 secondi. E Kittel, che fine ha fatto? Partito gasatissimo, alla fine della tappa inaspettatamente è scivolato sotto la decima posizione

La prima tappa italiana del Giro n. 99 era iniziata da subito nel segno di una promettente italianità: dopo una trentina di minuti dall’avvio (avvenuto alle ore 12.25), un poker di corridori era già in fuga, e tra di essi c’era anche un figlio di Saturnia: trattavasi di Nicola Boem della Bardiani, assieme a cui svettavano in avanguardia lo statunitense Rosskopf (BMC), lo sloveno Mohoric (Lampre-Merida) e e l’austriaco Brandle (IAM).  Boem arrivava primo al traguardo volante di Marinella (non lontano da Lamezia Terme) e si metteva in testa al picchetto: lui e gli altri sarebbero quindi riusciti a tenere fino a poco più di 50 km dall’arrivo, e a Boem  sarebbe andata anche la soddisfazione di tagliare per primo il gpm di Bonifati. Al km 51 le avanguardie  del gruppone maglia rosa assorbivano i fuggitivi, ed erano gli uomini dell’Astana e della Nippo-Vini Fantini a mettersi in testa alla carovana: proprio uno degli assi della Nippo, Damiano Cunego, faceva suo il gpm della Salita di San Pietro (alle porte di Scalea): e questo successo gli avrebbe consentito di vestire, a fine tappa, la maglia azzurra.

Al traguardo volante di Scalea (l’ultimo traguardo intermedio della giornata, vinto dal belga Serry della Etixx-Quick Step) erano sette gli uomini al comando. Tra essi faceva capolino anche Ulissi ma, quando ormai mancavano 22 km alla fine, a provare la fuga erano altri tre italiani: lo stesso Cunego,  con De Marchi (BMC) e Conti (Lampre-Merida).  Ma venivano  ripresi a 16 km dall’arrivo. In testa si formava quindi un gruppo composto prima da 11 corridori che poi, subito prima dell’inizio della salita di via del Fortino,restavano sei: Ulissi, Pirazzi (Bardiani), Wellens (Lotto Soudal), Preidler (Giant-Shimano), Busato (Southeast) e Kochetkov (Katusha).

Era Ulissi a superare per primo la salita, e proprio da quel momento aveva inizio la sua marcia trionfale. Strenua difesa dei suoi 14’’ di vantaggio sul gruppo inseguitori, e altrettanto strenua resistenza agli assalti finali di Colbrelli, di Nibali, di Jungels: e alla fine la meritata apoteosi non poteva essere che sua: e per lui si tratta anche della quinta tappa vinta nell’Italgiro. Domani si riparte proprio da Praia per arrivare a Benevento: la risalita dello Stivale è scattata.

Capitolo maglie: detto della rosa e dell’azzurra, quella bianca passa sda Ludviggson della Giant-Shimano a Jungels, mentre la rossa non cambia padrone: ce l’ha sempre Kittel che, può, così parzialmente consolarsi per la perdita del primato in rosa.

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