XXI giornata del massimo campionato nazionale di calcio, l’ennesima ricca di gol.
Sono ventinove quelli messi a segno tra sabato e domenica. Sei di questi appartengono alla decisiva partita del “Ferraris”, dove il Napoli ha lanciato un messaggio forte e chiaro: non intende abdicare al trono della classifica. I suoi 47 punti la pongono in una fortezza, a bombardare la quale, in modo convinto, sembra essere rimasta la sola Juventus, che la insegue a due punti. E si può stare ben sicuri che, conoscendo i bianconeri, l'assedio, qualora i sarriani non dovessero incorrere in qualche disfatta campale, sarà lungo e sanguinoso. Una via di mezzo tra Alesia e Masada.
RISORGIMENTO RIBALTATO: IL REGNO DELLE DUE SICILIE STA SOPRA IL REGNO DI SARDEGNA
Per i partenopei, è Higuain ad aprire le danze contro la Sampdoria, al 9’; lo segue Insigne al 18’, su rigore. Correa al 45’ dimezza per i blucerchiati e restituisce un po’ di speranza al loro pubblico. Ma anche nella ripresa il Napoli si mantiene vorace, ed Hamsik realizza il tris al 60’. L’ultima ancora per i liguri la getta Ėder, al 73’, ma è inutile: la quaterna degli azzurri è nell’aria e arriva al 79’ con Mertens. Incredibile ma vero, la Sampdoria è sprofondata nella zona retrocessione: e, se non cambia marcia al più presto, il suo obiettivo stagionale potrebbe ridursi alla lotta per la sopravvivenza.
Niente bis o tris o quaterne per la Juve allo “Juventus Stadium”: forte delle sue undici vittorie di fila, all’Allegra Armata basta solo un 1-0, con gol di Dybala al 77’, per battere la Roma nel big match delle 20.45 e consolidare la sua posizione alle spalle della capolista. In attesa, magari, di diventare essa stessa capolista, com’è nei suoi desideri neanche troppo reconditi. Ancora a corto di soddisfazioni, invece, i giallorossi nel dopo-Garcia: il cambio di tecnico per il momento non ha prodotto l’inversione di marcia che si attendeva, e nell’immediato diventa indispensabile per Spalletti riuscire innanzitutto a salvaguardare il quinto posto solitario a 35 punti, tutto ciò che resta di una prima parte di campionato all’avanguardia. Alle porte c’è un arrembante Milan, e il duo terribile Empoli e Sassuolo, ieri eccezionalmente,e solo casualmente, meno devastanti del solito.
FIORENTINA E INTER DI NUOVO A BRACCETTO
Torna alla vittoria la Fiorentina a mezzodì, in casa contro il Torino. Ilicic al 24’ e Gonzalo Rodriguez all’84’ non bastano però alla Viola per mantenere il terzo posto in solitudine. A 41 punti devono comunque subire l’aggancio dell’Inter, a cui nel pomeriggio soltanto un Carpi dei miracoli nega un sorpasso che sembrava di routine. Passati in vantaggio al 40’ con l’argentino Palacio, infatti, i nerazzurri hanno agevolmente controllato la partita fino ai minuti finali, che ormai sembrano incapaci di governare: era il 93’, infatti, quando scoccava il momento del pareggio-beffa dei menottiani, siglato da Kevin Lasagna, semisconosciuto bomber in erba subentrato a Mancosu al 69’. E da circa dieci minuti la coraggiosa squadra di Castori giocava con un uomo in meno, per l’espulsione di Pasciuti. Davvero clamoroso, a San Siro.
LE GRANDI DEL POMERIGGIO
E, sempre nel pomeriggio, quindi nella tranche delle partite delle 15.00, grande protagonista è il Palermo del nuovo corso Viviani-Schelotto: al “Barbera” le aquile siciliane, giuntw alla terza gestione tecnica stagionale, tornano a vincere e a dare spettacolo, comincia ad ingranare sommergendo l’Udinese, e agganciandola a 24 punti. Quattro gol, interamente frutto della nutrita legione straniera rosanero: segnano lo svedese Quaison al 35’, il suo connazionale Hiljemark al 66’, il marocchino Lazaar al 77’ e il macedone Trajkovski all’87’. La squadra di Colantuono risponde tardivamente, adeguandosi al trend esterofilo del tabellino, con Thereau al 79’. Altri eroi dell’ora della siesta sono il Bologna, tornato donadoniano nel difficile derby di Sassuolo, e la Lazio, che continua a mettere legno in cascina dopo un lungo periodo di crisi superando in casa il Chievo e di rimonta.
I rossoblù felsinei espugnano il “Mapei Stadium” nella seconda parte della ripresa grazie a Giaccherini, vero e proprio uomo-grimaldello della squadra di Donadoni, e Floccari: 68 e 93 i minuti magici. In classifica, invece, il numero fortunato è 26, che condivide con Torino e Chievo. Estensi momentaneamente a secco, ma nessuno crede che la favola sia finita.
Contemporaneamente, allo stadio “Olimpico” di Roma, la Lazio, passata in svantaggio quasi subito contro i clivensi di Maran, riesce a rimettere in sesto la gara e a trasformarla in un’apoteosi. “Capovolgitore” assoluto Candreva con la sua doppietta, al 76’ e all’81’, inframmezzata dal gol di Cataldi al 73’. Al 96’ trova gloria anche l'ispano-senegalese Keita, che serve il poker. Per il Chievo, invece, c’è un Cesar croce e delizia: è il difensore sloveno a segnare il gol del vantaggio al 5’, ed è poi la sua espulsione al 46’ a dare inizio alla parabola discendente dei suoi. All’84’ tradisce anche l’uomo-garanzia Paloschi: il suo tiro dagli 11 metri viene annullato da Berisha. Per effetto di questa vittoria i laziali balzano a 31 punti, ad un passo dalla coppia delle meraviglie Sassuolo-Empoli.
VERONA: SUICIDIO SVENTATO
Finisce 1-1, come a San Siro, anche la sfida del “Bentegodi” tra Verona e Genoa. In realtà fanno tutto gli scaligeri: si infliggono lo svantaggio, con un’autorete di Coppola al 19’, e poi rimediano con Pazzini al 39’. A guadagnarci sono solo gli ospiti, che agganciano i cugini sampdoriani al quart’ultimo posto, a 23 punti. Verona sempre più rassegnato al suo triste destino.