Dieci vittorie consecutive.
Trenta punti in dieci partite, uno sprint degno del miglior Pistorius o di un atleta ancora più bionico. Ė la media terrificante della Juventus, tornata con pieno merito, e al top della sua potenza atomica, nelle zone del campionato che più le competono. Era terza ad un punto dall’Inter, prima di ieri sera; ora è seconda, ad un punto del Napoli, che, così, si trova a dover aver a che fare, per l'ennesima volta, con la cara, vecchia eterna rivale di sempre.
Uno strike dopo l’altro, in questo 20° turno che ha avviato il girone di ritorno, la Nuova Allegra Armata si prende la soddisfazione di vendicare la dolorosissima debacle del primo atto del torneo, a fine agosto: all’Udinese che allora si “permise”, inopinatamente, di violare lo “Juventus Stadium”, i bianconeri torinesi hanno reso la pariglia, alla “Dacia Arena” (il nuovo stadio dei friulani, inaugurato per l’occasione), con un poker ben lontano dalla clementia di tipo cesariano. Interamente calato nel primo tempo: a dargli corpo sono stati la doppietta di Dybala, che segna al 15’ e al 26’ su rigore, Khedira al 19’ e Alex Sandro al 42’. I padroni di casa sono stati azzoppati dall’espulsione di Danilo al 25’. È Il difensore brasiliano, con il suo fallo in area su Mandzukic, a provocare il rigore che consente a Dybala di firmare la sua personale doppietta.
Alle spalle di quella della Juve, la vittoria da mettere in copertina per la giornata di ieri ci sembra essere quella del Carpi, che tra le mura amiche batte la Sampdoria tornata fragile e sale dal penultimo al terz’ultimo posto. Apre le marcature Lollo per i padroni di casa al 27’, ma pareggia quasi subito Correa, al 33’. Decisivo, al 55’, il rigore del nigeriano Mbakogu, uno degli artefici della promozione dei carpigiani in serie A.
E poi c’è la vittoria di prestigio del Milan, che nell’ultima gara del turno, quella iniziata alle 20.45, grazie ai gol di Bacca al 4’ e di Boateng all’88’, relega la Fiorentina al quarto posto in graduatoria, con soli tre punti in più della Roma. Per i rossoneri, invece, buon balzo in avanti da 29 a 32 punti: momentaneamente scavalcate le due “rivelazioni”, Sassuolo ed Empoli.
Nella gara del mezzodì, a Genova, è stato amaro l’esordio sulla panchina del Palermo per la coppia Viviani-Schelotto, e Zamparini non sa più a che santi votarsi; sulla sponda avversaria, invece, il presidente Preziosi può ben gongolare pensando a quanto è riuscito a risparmiare non cedendo alla tentazione di cambiare tecnico. Confermare la fiducia a Gasperini, seppure a tempo e contro gli umori della piazza, lo ha ripagato sia a Bergamo sette giorni fa che contro i panormiti ieri, nella pima gara casalinga del 2016. 4-0 ineccepibile dei grifoni e 22 punti in classifica. I gol: segnano al 4’ lo spagnolo Suso, al 71’ Pavoletti, al 75’ Rincón, il venezuelano omonimo del più celebre colombiano in forza al Parma negli anni Novanta, e all’89’ ancora Pavoletti. Palermo in 10 dal 65’ per l’espulsione di Andelkovic; ed è ora, pericolosamente, soltanto a +4 dagli arrembanti menottiani.
Altrettanto sfortunato, ma con conseguenze certo meno drammatiche, sarebbe stato alle 15.00 l’esordio (in realtà il ritorno, dopo sette anni) di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma. Contro il Verona un 1-1 casalingo di transizione, utile più per gli ospiti scaligeri, sempre fanalino di coda ma ora a -6 dalla nuova penultima, che è il Frosinone. Illude Nainggolan al 41’, poi il rigore di Pazzini al 61’ fa risprofondare i tifosi giallorossi nel grigiore ormai consueto.
Pareggi pomeridiani anche per il Bologna, in casa contro la Lazio, e per il Chievo che ospitava l’Empoli. Al “Bentegodi” passavano in vantaggio i pandorini, dopo soli sette minuti, con uno dei loro uomini-garanzia, Alberto Paloschi, indiscusso bomber clivense; ad inizio ripresa, però, precisamente al 47’, Tonelli riaggiustava le cose per i toscani. Il difensore spegneva così nel modo più glorioso la sua ventiseiesima candelina, e da lì alla fine nessun altro gol avversario gli avrebbe rubato la festa.
Un pareggio che sa di beffa, invece, è quello del Bologna, sicuro candidato alla vittoria per settanta minuti. Come il Chievo, anche i felsinei avevano trovato il vantaggio in avvio, e in più erano riusciti a consolidarlo prima del 20’. Si erano portati, infatti, avanti di due gol, con Giaccherini al 2’ e Destro al 18’. Ma, anche in questa gara, decisivo per le sorti del punteggio è stato un rigore, trasformato da Candreva al 71’, oltre all'espulsione del giocatore responsabile del fallo che l’ha causato, Masina. Così, sull’onda dell’entusiasmo per la marcatura che riapriva il match, i laziali hanno avuto buona sorte a ripetersi nell’arco di pochi minuti: non ne erano passati cinque dal 2-1, infatti, che Lulic trovava il 2-2. E chiudeva i giochi.