Chi di 1-0 ferisce, di 1-0 perisce.
L’Inter, candidata al titolo di campione d’inverno (la più seria candidata, e la più quotata), dopo aver costruito la sua leadership un risultato striminzito dopo l’altro, nella partita di mezzogiorno della XIX giornata patisce la più amara delle debacle, proprio ad un passo dal traguardo di metà campionato, vedendosi ritorcere contro il più classico dei suoi punteggi-vittoria. E in che modo beffardo: su rigore, nel cuore di tempi complementari forse troppo lunghi. Ma è proprio così, con un tiro dal dischetto di Berardi al 95’, che il Sassuolo conquista 31 punti, scavalca il Milan di due punti e si pone insidiosamente alle spalle della Roma; e, cosa ancora più importante, lascia l’Inter in balia dei propositi di rivalsa di Napoli e Juventus. Che non tardano a manifestarsi, di lì a qualche ora.
Difatti, poco prima dello scoccare delle 17.00 di domenica 10 gennaio, è proprio il Napoli a laurearsi, di prepotenza, campione d’inverno andando a vincere senza tentennamenti in quel di Frosinone. 41 il voto di laurea, come i punti con cui i partenopei hanno vinto la prima parte del campionato; 5-1 il risultato della gara che è servita da tesi, al “Matusa”. Segnano Albiol al 20’, Higuain al 30’ su rigore e al 66’, Hamsik al 59’ e, giusto per non farsi mancare neppure il tocco di immancabile italianità, Gabbiadini al 72’. Per i padroni di casa segna Sammarco all’81’, ma è più per partecipare – indirettamente – alla festa degli azzurri che per pretendere di lasciare un segno nella storia della tenzone.
L’Allegra Armata juventina, poi, a sera ormai fatta espugna il terreno di Marassi battendo la Sampdoria con i gol di Pogba al 16’ e di Khedira al 46’; e così stritola l’Inter col suo abbraccio mortale al secondo posto, a quota 39 punti. Al 64’ Antonio Cassano, fantasista blucerchiato, segna il suo primo gol stagionale. Padroni di casa in 10 dal 94’ per il rosso al difensore Moisander.
In generale si è trattato di una giornata in cui a farla da padrona è stato il segno 2 in schedina: nel pomeriggio, infatti, oltre al Napoli (e come poi avrebbe fatto la Juventus sotto la luce dei riflettori), avevano vinto fuori casa anche il Genoa, il Palermo e l’Empoli. E anche se non sono imprese che rivoluzionano la classifica, potrebbero comunque lanciare segnali importanti per il prosieguo di questa seconda parte del torneo.
Prendiamo il Genoa in depressione nera, per esempio, che approfitta della mini-crisi dell’Atalanta (tre sconfitte negli ultimi tre turni del campionato) per conquistare un po' di ossigeno, sul terreno dello stadio "Atleti azzurri d'Italia", e acciuffare quota 19 punti in classifica (+4 sul Frosinone, non un’immensità, ma un margine minimo per tornare sereni). Non parliamo di una gara in discesa, però: l’Atalanta è sempre l’Atalanta, specie in casa, e per domarla ci sono voluti 79 minuti: è solo all’alba degli ultimi 10' di gioco, infatti, che Dzemaili trova il vantaggio. Centoventi secondi dopo, Pavoletti fa il bis e chiude la gara.
Due gradini sopra la squadra del Gasperini meno furioso resta il Palermo, vincitore al “Bentegodi” nella drammatica sfida con il Verona: decide Vazquez al 28’. Indubbiamente delle squadre che attualmente occupano le tre piazze-retrocessione gli scaligeri sembrano quelli messi peggio in arnese; e se le cose non dovessero cambiare da qui a qualche settimana, sarà inevitabile pensare che una delle caselle per la B è già stata occupata.
E che dire dell’Empoli, che ormai se la gioca a tu per tu con le grandi? Ieri pomeriggio, tanto per gradire un altro stuzzichino lungo il suo percorso, vincendo a Torino, nella tana dei granata di Ventura, si è preso il lusso di sorpassare il Milan e di portarsi a un punto dal Sassuolo. Non ce ne voglia il grande Alberto Sordi, ma stavolta non si tratta del “Maccarone” che provoca, bensì del “Maccarone” che è stato provocato a lanciare la sfida ai quartieri alti della graduatoria: e non si fa certo mangiare, perché è proprio lui a divorare gli avversari a suon di gol. Come Glik & c., abbattuti al 56’ con un tiro che il portiere torinista Padelli si lascia passare sotto le gambe.
Quella del Chievo al “Dall’Ara” ai danni del Bologna lascia invece il sapore della beffa in bocca ai felsinei. Più che il gol clivense di Pepe all’80’, infatti, il momento culminante della gara è sembrato essere il 37’, quando Destro ha fallito un rigore per la squadra di Donadoni. Il vantaggio bolognese avrebbe sicuramente cambiato volto alla ripresa. Invece, come nella più classica delle tradizioni, a gol sbagliato segue gol subito: anche se non sempre la tempistica di questo meccanismo è immediata.