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L'insulina smart: le nuove frontiere della biotecnologia

Si attiva nel sangue quando è necessario. Successo dei primi esperimenti sui topi

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Aumentano sempre di più ogni anno il numero di pazienti affetti dal diabete. Nel 2011 erano quasi 3 milioni le persone che soffrivano di tale malattia. Nel 2013 i dati Istat mostravano che sono stati superati i 3 milioni di individui, il 5,4% degli italiani, soprattutto sono numerosi nel sud della penisola e tra la popolazione over 75.

Tra le nuove biotecnologie l'insulina smart sembra essere una rivoluzione nella cura del diabete. I primi test sono stati compiuti sui topi e hanno mostrato con successo che il nuovo meccanismo potrebbe essere più efficace rispetto a quello tradizionale, nonché sarebbe un salvavita nei casi più complicati e rischiosi. A condurre l'esperimento sono stati dei ricercatori del Mit (Massachusetts institute of technology) e i risultati sono stati pubblicati nella rivista Pnas.

L'insulina smart è un ormone di natura proteica modificata in laboratorio in modo che sia in grado di restare in circolo nel sangue più a lungo (10 ore circa). Questo avviene grazie ad una lunga molecola idrofobica fatta di grassi che lascia l'insulina in circolo ancorandola ad una proteina del plasma chiamata Albumina. L'innovazione biotecnologica permette che quando il glucosio sale sino ad un livello considerato di guardia, allora si attiva una sorta di maniglia molecolare (PBA) attaccata alla struttura chimica dell'insulina. Fino ad ora l'esperimento è stato condotto solo sui topi, ma perfezionato potrebbe essere applicato sull'uomo, liberando i diabetici da un costante monitoraggio del livello glicemico, soprattutto in quei casi in cui i cambiamenti improvvisi finirebbero per essere letali al paziente.

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