Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Cosa ci rende esseri umani? L'Università Americana indaga sull'evoluzione del cervello

Condividi su:

Il cervello umano è tre volte più grande di quello di uno scimpanzé e più sferico di quello di un Neanderthal. All’interno di un labirinto di protuberanze e solchi, i neuroni “parlano” secondo schemi distinti che conferiscono agli esseri umani capacità cognitive uniche. Gli scienziati non hanno completamente decifrato questi modelli. Ma i ricercatori del Southwestern Medical Center dell’Università del Texas sono determinati a risolvere il mistero molecolare di ciò che ci rende umani.

In uno studio pubblicato sulla rivista Nature, hanno confrontato i tipi e le attività delle cellule cerebrali di esseri umani, scimpanzé e scimmie rhesus. Il cervello umano aveva più di un tipo di cellule che potevano aiutarlo ad adattarsi a nuove esperienze e a riprendersi dagli infortuni. Alcuni neuroni umani avevano anche più di un gene che influenza lo sviluppo del linguaggio.

La professoressa di neuroscienze Genevieve Konopka che ha condotto lo studio, ha studiato a lungo i meccanismi molecolari che portano alle malattie del cervello. Comprendere il funzionamento interno del cervello umano, ha detto, potrebbe aiutare i ricercatori a sviluppare terapie per curare condizioni come l'Alzheimer e la schizofrenia. 

Il nostro cervello ci distingue dagli altri primati. Gli esseri umani comunicano in lingue che gli scimpanzé non possono parlare e creano sistemi di governo e religione che non esistono nel regno animale. Sebbene gli scienziati abbiano confrontato i tipi di cellule e i geni nel cervello degli esseri umani e di altri primati, non hanno ancora una comprensione completa di come il cervello umano si è formato nel corso di milioni di anni di evoluzione. L'indagine di Konopka sull'evoluzione del cervello derivava dal suo studio sulle malattie del cervello. Nel 2019, ha confrontato il tessuto cerebrale di persone con e senza schizofrenia e ha trovato differenze nelle cellule chiamate oligodendrociti. Queste cellule fungono da squadra di supporto del cervello, producendo un isolamento che avvolge i neuroni e li aiuta a inviare segnali più velocemente.

 

Condividi su:

Seguici su Facebook