Per la prima volta in Italia, l’associazione ONIF (Osservatorio Nazionale Informatica Forense) ha realizzato conduce un sondaggio per mettere a fuoco le caratteristiche del Consulente Informatico Forense, professione non regolamentata ma sempre più necessaria in casi giudiziari e contenziosi stragiudiziali.
La survey era interamente dedicata alla professione dell’informatico forense, sulla quale incidono la continua evoluzione tecnologica, la necessità di costante formazione e specializzazione, la fissità delle normative, le procedure obsolete e inadeguate e gli aspetti economici.
Il sondaggio è stato possibile dal 23/11/2015 al 31/12/2015 e per un totale di 39 giorni ha registrato 2.692 volte e ottenuto 127 questionari inviati.
Le domande vertevano naturalmente su tutti gli aspetti correlati, precisamente: la formazione personale e professionale, le modalità di svolgimento della professione, il laboratorio e le attrezzature di lavoro, la composizione dei compensi, le attività di divulgazione della materia e gli sviluppi e sfide future.
L’stantanea che è venuta fuori del consulente informatico forense mette a fuoco una professione svolta in maniera prevalente da liberi professionisti, titolari di azienda o membri di studio associato), e solo un 20% è dipendente di azienda che svolge la professione di consulente informatico forense come seconda attività .
Il consulente Informatico forense nel 72,6% dei casi è un laureato, il 27,4% NON è laureato e dei laureati solo il 40,3% ha una laurea specifica riguardo l’information
technology.
Riguardo alla formazione e aggiornamento professionale, la maggior parte, il 45%, non ha seguito alcun corso universitario specifico in materia e il 78% non ha conseguito alcuna certificazione professionale sull’argomento.
Gli incarichi vengono affidati per la maggior parte da Pubblici Ministeri, avvocati penalisti, polizia giudiziaria, avvocati civilisti e aziende. Il contatto con un nuovo cliente avviene prevalentemente attraverso il passaparola e a seguito di incontro personale a convegni.
A fronte dei dati riguardanti i compensi per le consulenze con il settore giustizia, ossia circa 4 euro all’ora lordi, il 47% di consulenti che ha risposto ritiene che ridurrà o
smetterà di prendere incarichi da PM/Giudici, prediligendo il lavoro per i privati, addirittura il 27,8% cercherà di estendere l’ambito di attività a temi non legati alla
Fuoriesce il ritratto di una categoria professionale molto eterogenea, caratterizzata da professionisti a vari livelli, spesso provenienti da discipline non prettamente legate ad un background e know-how del settore informatico e tecnologico; non sempre questa varietà non appare idonea al ruolo e alle responsabilità che questa professione presenta e richiede;
 una professione complessa che richiede un costante studio e aggiornamento,
tuttavia non riscontrato in buona parte degli intervistati, sia in termini di tempo
che di investimento;
 alti costi di esercizio, in quanto è necessario dotarsi di un laboratorio o perlomeno di strumenti hardware e software atti a poter trattare le complessitÃ
crescenti dei contesti di analisi;
 basso profitto, come emerge chiaramente dal numero di incarichi gestiti, dal fatturato annuo, prevalentemente sotto i 50.000€ lordi, e dalle aspettative
future di molti consulenti spinti a ridurre gli incarichi conferiti dall’autorità giudiziaria.
In conclusione, i due dati che possiamo estrapolare dalla Survey come caratterizzati da maggior forza, e che quindi possono essere formulati come i principali desiderata
della categoria sono:
 riconoscimento professionale: con l’adozione di meccanismi meritocratici e istituzionali, al fine di caratterizzare in modo più puntuale la competenza specifica;
 valorizzazione economica: i costi degli strumenti di lavoro, della formazione, la necessità di un costante aggiornamento, la complessità della materia e la sua crescente rilevanza in ambito giudiziario sono tutti elementi che devono essere tenuti in considerazione per riconciliare gli irrisori compensi attuali al reale valore economico e concreto dell’attività dell’esperto in questo settore.
Questo auspicabile cambiamento si tradurrebbe in un miglioramento del servizio offerto con maggiore qualità e professionalità a vantaggio di tutti, a partire dal cittadino coinvolto in un processo.