Troppo spesso si sente parlare d’infarto senza, però, prendere in considerazione cosa esso sia. Ecco perché abbiamo intervistato il dottor Christian Murgia Specialista in Cardiologia, esperto di Elettrofisiologia e Cardio stimolazione, Dirigente Medico di primo livello presso Il Reparto di UTIC Cardiologia dell'ospedale Sirai di Carbonia, il quale ha dimostrato la sua disponibilità a chiarire che cosa c’è dietro questa parola.
Dottor Murgia, ci può spiegare in parole semplici e chiare che cos’è l’infarto?
L'infarto è una necrosi ischemica, ossia la morte delle cellule cardiache, conseguente all'improvvisa, grave e prolungata interruzione del flusso di sangue nelle arterie coronarie. Ciò solitamente è legato al restringimento o all'occlusione di una o più arterie coronariche come conseguenza di una malattia cronica nota come aterosclerosi. Maggiore è il territorio rifornito dall'arteria coronaria occlusa, maggiore è l'estensione dell'infarto. Maggiore è la durata dell'ischemia, maggiore è l'estensione dell'infarto.
Quali sono i fattori di rischio?
Esistono fattori di rischio intrinsechi all'individuo, quindi non modificabili, come l'età che avanza, il sesso maschile e avere in famiglia parenti di primo grado affetti da cardiopatia ischemica. Questi rappresentano il background genetico dell'individuo e di conseguenza non è possibile eliminarli. Il sesso femminile è a minor rischio di cardiopatia ischemica durante la fase fertile, per meccanismi di protezione ormonale.
Dottore, ma quali sono i fattori di rischio su cui dobbiamo puntare maggiormente la nostra attenzione?
I fattori di rischio su cui dobbiamo puntare la nostra attenzione, sono i cosiddetti "fattori di rischio modificabili", verso i quali è possibile intervenire con un approccio comportamentale dietetico o farmacologico, eliminandoli o minimizzandoli. Si tratta del fumo di sigaretta, dell'ipertensione arteriosa, dell'ipercolesterolemia e del Diabete Mellito. Questi fattori di rischio sono spesso il prodotto di una vita sedentaria con introito alimentare ipercalorico e scarsa attività fisica.
Ci può descrivere il classico sintomo dell’infarto?
Il classico sintomo è il dolore toracico. Può comparire improvvisamente a riposo, dopo sforzo fisico o stress emotivo. Tipicamente somiglia a un peso, o a una costrizione, o a un'oppressione dietro lo sterno. Talvolta somiglia a un bruciore. S’irradia spesso alle braccia, al dorso, al collo o alla mandibola. Può associarsi a sudorazione fredda, nausea, vomito e malessere generale.
Ci consenta di insistere dottor Murgia, ma accanto ai classici sintomi, si possono manifestare dei sintomi atipici?
Sì, accanto ai sintomi tipici, esistono purtroppo delle presentazioni atipiche, sospette. Un dolore epigastrico, tipo mal di stomaco, può essere il primo sintomo di un infarto. Talvolta manca il dolore toracico e il sintomo principale è l'irradiazione del dolore, come un formicolio al braccio, una sensazione di strangolamento alla gola, o un mal di denti. Inoltre non sono rari sintomi poco tipici, e quindi difficili da riconoscere, specialmente nel Diabetico e nell'anziano, come la sudorazione fredda, l'affanno improvviso (dispnea) fino all'edema polmonare.
Su quale base viene fatta la diagnosi che ci si trova di fronte a un caso d’infarto?
Il sintomo riferito dal paziente è fondamentale. Chiaramente più tipica è la sintomatologia è più facile è la diagnosi d’infarto, più atipica è, e maggiore è l'insidia di una diagnosi tardiva. Per ridurre la possibilità di errore, occorre ricercare nella storia clinica pregressa del paziente (anamnesi patologica remota) la presenza di fattori di rischio cardiovascolari (familiarità , fumo, diabete, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia), di precedenti infarti o di terapie cardiologiche specifiche. La presenza di fattori di rischio o di precedenti ischemici potenzia il significato statistico di un sintomo atipico. Insomma in presenza di un paziente a rischio, occorre sempre sospettare la presenza di un infarto.
Qual è la prassi che seguite di fronte ad un sospetto d’infarto?
Occorre visitare attentamente il pz, anche se spesso non sono presenti (soprattutto nelle fasi iniziali) elementi fisici tipici. E' poi fondamentale eseguire immediatamente un elettrocardiogramma e un prelievo di sangue per il dosaggio degli indici di necrosi miocardica (in particolar modo la Troponina). Si tratta di sostanze la cui concentrazione aumenta in presenza di una sofferenza del cuore. Con questi due esami spesso si riesce a fare diagnosi d’infarto miocardico acuto.
Quanto è importante la tempestività ?
In cardiologia si usa l'aforisma "time is muscle", "il tempo è muscolo". Il significato è sostanzialmente questo: maggiore è il ritardo nella diagnosi e terapia e maggiore è la sofferenza ischemica del cuore e maggiore è il danno irreversibile a carico del cuore. Quindi la tempestività diagnostica e terapeutica è fondamentale. Inoltre l'arrivo in tempi stretti (entro le sei ore o meglio entro le tre ore dall'esordio dei sintomi) in ospedali muniti di emodinamica, permette di riaprire l'arteria colpevole con un’angioplastica primaria con impianto di stent. Si tratta dell'introduzione in coronaria di un catetere munito all'estremità di un palloncino gonfiabile, capace di dilatare di nuovo il lume coronarico. Viene poi posizionato uno stent, ossia una maglia microscopica che permette di mantenere aperta a lungo la coronaria trattata, in pratica come l "impalcatura di una galleria".
Dottor Murgia, alle prime avvisaglie aspettare o recarsi dal medico?
Mai aspettare. Il ritardo può essere pericoloso e talvolta fatale. In alcuni infarti s’innescano delle pericolose aritmie che possono causare un arresto cardiocircolatorio e quindi morte immediata del paziente al proprio domicilio. Se invece si verificano in ospedale o in ambulanza, è possibile interrompere l'aritmia con la defibrillazione precoce e salvare la vita del paziente. Consiglio di non recarsi dal Medico Curante o di raggiungere il Pronto soccorso con i propri mezzi, ma di contattare sempre il personale sanitario del 118. Consiglio inoltre a tutti di eseguire un corso di BLS, ossia di rianimazione cardiopolmonare di base (massaggio cardiaco, respirazione bocca a bocca). In taluni casi può salvare la vita ad un proprio amico o familiare, nell'attesa che sopraggiunga l'ambulanza.
Quali sono gli strumenti per una diagnosi precoce?
La diagnosi è soprattutto clinica. Entro dieci minuti dal primo contatto medico occorre l'esecuzione di un ECG. Anamnesi, esame obiettivo ed ECG riescono a far fare diagnosi in una buona percentuale dei casi. A completamento un dosaggio degli indici di necrosi, come già detto. Talvolta, se persistono ancora dubbi, nei casi più complessi, può essere eseguito un ecocardiogramma.
Qual è la strategia, se c’è, per prevenire un infarto?
L'infarto è purtroppo un evento imprevedibile. La presenza di uno o più fattori di rischio cardiovascolare aumenta però la possibilità statistica che possa verificarsi un infarto, in quanto causa un lento e progressivo invecchiamento delle arterie del corpo, che può evolvere verso il grave restringimento o l'occlusione (aterosclerosi), l'unica strategia preventiva è combattere i fattori di rischio:
Non fumare o smettere di fumare
Tenere sotto controllo la pressione, misurandola spesso ed assumendo regolarmente la terapia se prescritta
Tenere sotto controllo il colesterolo eliminando i cibi ricchi di grassi saturi e se necessario assumere i farmaci prescritti (statine).
Controllare la propria glicemia e in caso di Diabete seguire attentamente le prescrizioni del proprio Diabetologo di fiducia.
E' inoltre fondamentale seguire una dieta sana, ricca di fibre, frutta e verdura e povera di grassi saturi ed una regolare attività fisica, mantenendo sotto controllo il proprio peso. In caso di sovrappeso indispensabile un calo ponderale.
Dottor Murgia può dare ai lettori qualche consiglio utile per mantenere il cuore in salute?
Ribadisco il concetto: dieta sana, attività fisica regolare e tenere il proprio peso sotto controllo.
Per il caldo Il dottor Christian Murgia consiglia, per mantenere le funzionalità del cuore, di evitare il caldo eccessivo e l’esposizione al sole durante le ore più calde della giornata, inoltre, idratarsi spesso, privilegiando acqua, frutta e verdura evitando gli alcolici. Consigli utili e facili da mettere in pratica se si tiene alla salute.