Cari lettori e care lettrici ecco un’altra tappa di questa nuova rubrica che nasce con l’obiettivo di stimolare periodicamente con spunti e/o con esperienze di vita intense, vitali e vivide. L’intento è di aiutarci e aiutare ad agire e a reagire contro l’inedia, la passività, il qualunquismo; a maggior ragione nell’attuale situazione molto critica per vari motivi.
Questa rubrica pone tematiche ad ampio raggio, sollecitando talora anche interrogativi posti sia a persone note che a persone meno note, perché non è la notorietà l’unico criterio per dialogare, argomentare ed essere maestri di vita per gli altri. E non interessa neppure che tipo di caratteristiche ha chi può offrirci dei contributi: importante metta a disposizione la propria esperienza su quanto gli viene chiesto.
Sempre con estrema libertà e apertura mentale, cercando di imparare… sempre!
Nella prima tappa il 9.7.2021 il Dott. Davide Pagnoncelli e Alessandra Tucci hanno intervistato Vittorio Sgarbi, nella seconda tappa il 15.11.2021 Silvana Gambone ha raccontato la sua esperienza drammatica e dolorosa, però con risvolti proficui e molto costruttivi. In questa terza tappa la giornalista Francesca Ghezzani pone tre domande al dott. Davide Pagnoncelli, psicologo e psicoterapeuta.
- Passate queste festività quali “regali non-fisici” conteranno maggiormente per il nuovo anno?
Un’intera sezione del mio libro (Figli felici a scuola) raccoglie i vissuti degli alunni emersi duranti i numerosi progetti realizzati: da questi ho imparato molto e sono convinto che possano essere utili anche ad altre persone. Rispondo, perciò, alla domanda scegliendo quattro tra le succitate osservazioni degli alunni.
Le prime due positive: “Ho scoperto che il mio prof. mi stima, al di là di come vado a scuola nella sua materia”; “Durante la gita ho parlato con la prof. per un po’ e mi ha fatto capire che ho delle capacità da sfruttare…mi è scattato qualcosa.” Mi sembra significativa anche la seguente affermazione di una docente rivolta a una ragazza: “So che ci sei, posso aspettare e rispettare i tuoi tempi! Ricordati che ci sono anch’io, se ne hai bisogno!”.
Cioè: sapersi riconosciuti, amati e stimati dà forza e incoraggia a vivere. L’incoraggiamento è una potente apertura mentale, è un’infusione di speranza per il futuro.
Altre due citazioni sono negative: “Gli adulti sono abituati a dare risposte senza essersi fatti domande su cosa provo e vivo io”; “Il gioco preferito di mio papà è il gioco del silenzio”…; “Papà mi ha fatto un grosso regalo, io avrei preferito però stare un giorno da soli io e lui, andare da qualche parte per parlare un po’ e vedere qualcosa assieme”.
Cioè: è importante entrare in connessione con emozioni e sentimenti e regalare tempo e relazione più che “oggetti regalo”; questi sono spesso utilizzati per compensare un’assenza oppure il senso di colpa per non essere stati presenti in varie situazioni.
Il vero regalo è il tempo, la disponibilità di tempo; un regalo con il quale ci si emoziona assieme!
- Cos’altro serve secondo lei per il 2022 appena iniziato?
Serve creare occasioni e luoghi studiati per l’attenzione reciproca, la tenerezza, la riflessione aperta; servono luoghi studiati per l’arte e luoghi per esplorare e scoprire gli aspetti amichevoli di ognuno.
Serve creare occasioni e luoghi, per esempio, per rendere il mondo più poetico! La salvezza non sta solo nella scienza, ma anche nell’arte, per esempio nella musica o nella poesia.
Un virologo serio e onesto -senza conflitti di interesse- usa il microscopio per evidenziare ciò che noi non possiamo vedere ad occhio nudo e in tal modo conoscere e gestire gli invisibili microrganismi per migliorare la nostra salute.
Gli artisti suonano i colori, i musicisti colorano note e pause, i poeti danzano con parole e metafore: a qual fine? Per contribuire far nascere l’invisibile, per allearsi con l’invisibile, per intrecciarsi con l’invisibile, per far percepire sensorialmente l’invisibile…
Ci salva la scienza, quella vera, ma ci salvano anche l’arte, la bellezza dell’arte. La salvezza tramite la sola scienza ci fa sopravvivere, ma è piuttosto fredda, apatica (senza pathos), insipida; la salvezza tramite l’arte ci fa vivere, ci fa vibrare, è calda, offre emozioni e sentimenti, aiuta a convivere e a compartecipare emotivamente.
Prendersi cura di sé e di qualcun altro significa guarire avendo un ruolo positivo nella comunità, guarire significa avvicinarsi o rientrare nella società. È l’esatto contrario della logica del tumore che cresce e si sviluppa, ma a scapito dell’intero organismo, con una dinamica autodistruttiva.
- Cosa ci suggerisce come messaggio per il prossimo anno?
C’è qualcuno che forse non ha provato scoraggiamento quando si è imbattuto in difficoltà di ogni tipo? Lacci, legacci e vincoli: burocratici, organizzativi, di tempo, logistici; situazioni sociali o familiari impegnative e contesti culturali complessi. In certi momenti possono aggiungersi incomprensioni, svalorizzazioni, senso di impotenza.
Si odono frasi ricorrenti: “Ma a che serve?”; “Tanto chi riconosce il mio lavoro, i miei sforzi?”; “Tanto non vale la pena!”; “Chi me lo fa fare?” Dilemmi, delusioni, ambivalenze, frustrazioni, sospetti, scoraggiamenti, arrabbiature.
Nonostante ciò, è possibile riconoscere concretamente e mantenere la memoria di speranze, di gratificazioni, di gioie, di passioni per far sgorgare qualcosa di nuovo?
Non è il tempo della resa ma dei progetti, della ricerca di prospettive: abbiamo dentro di noi paure e angosce profonde, ma anche insondabili e incredibili risorse.
Un medico rianimatore di Sondalo ha affermato dopo la morte di Ambrogio Fogar, tetraplegico per gli ultimi tredici anni della sua vita dopo un’esistenza colma di avventure in tutto il mondo: “Ambrogio ha trovato delle risorse interiori che neppure lui sapeva di avere”. Lo stesso Fogar si è espresso così in un’intervista: “Nessun destino può incatenarmi l’anima, il sogno, la fantasia”.
In numerose occasioni ho constatato che molte persone hanno riscoperto qualcosa che non sapevano o non credevano di possedere. Ho sentito spesso frasi del tipo: “Non pensavo! Non credevo! Chi l’avrebbe detto! Caspita, però ce l’ho fatta!”.
La speranza è un aggancio con le possibilità reali del presente.
Nonostante tutto!
Una poesia di Mahmoud Darwish, nato nel 1941 e morto nel 2008, termina così: “Sono nato per il sole che sorge, non per quello che tramonta”.
Perciò che questo nuovo anno sia davvero nuovo, affinché sappiamo far nascere e dar voce alla bellezza che è presente nel cosmo, ponendoci domande costruttive e agendo concretamente!
Servono persone “levatrici per un mondo nuovo”!
Davide Pagnoncelli è Psicologo e Psicoterapeuta, formato in Teatroterapia e in Arteterapia. Oltre all’attività clinica, ha un’esperienza ventennale nell’ambito della psicologia scolastica come responsabile di un originale Servizio Psicologico di sistema. Egli si definisce “allargacervelli” (non più “strizzacervelli”) perché il suo cervello e quello altrui preferisce allargarlo, ampliando prospettive. Ha scritto il libro “Figli felici a scuola”, Bruno Editore, Roma 2018. In particolare è impegnato in progetti pilota per approfondire il rapporto tra le varie forme di arte, in particolare la poesia, con la psicologia e con la psicoanalisi. In tal senso ha ideato nuovi progetti denominati Art Artist Therapy (AATH): un altro modo di gustare e di rivivere la personalità, l’intelligenza emotiva e il percorso creativo dell’artista connesso alle produzioni artistiche. Email: allargacervelli@gmail.com