A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica
Gli esami prenatali, come i test di screening non invasivi (per esempio il test del DNA fetale), o come gli esami di diagnosi invasivi (per esempio l’amniocentesi), permettono di tenere sotto controllo la salute del bambino nel pancione. Ma anche la sua mamma deve tenere sotto controllo la propria salute. Infatti, una delle cause più importanti di mortalità materno-fetale è l'ipertensione in gravidanza, ovvero un aumento della pressione arteriosa che può colpire la futura mamma durante la gestazione1.
I disturbi ipertensivi in Italia interessano il 3% delle gravidanze totali1.
Nel 2014 la Società internazionale per gli studi dell’ipertensione in gravidanza (SSHP) ha individuato tre classi principali di disordini ipertensivi:
- ipertensione gestazionale (PIH), caratterizzata da un temporaneo aumento della pressione arteriosa della donna incinta. Si manifesta dopo il terzo mese di gravidanza con sintomi quali mal di testa, capogiri, pesantezza, aumento di peso, ritenzione idrica, gonfiori e vista sfocata3;
- preeclampsia, che colpisce il 5-8% delle future mamme, può causare danni agli organi dei bambini2,3,4. Può diventare un fattore di rischio a lungo termine per la donna di sviluppare una patologia cardiovascolare, anche in menopausa4. Si manifesta nella seconda metà della gravidanza e può causare gravi complicazioni per la mamma e il feto, costringendo, nella metà dei casi, a un parto prematuro2;
- ipertensione cronica, che è dovuta a ipertensione essenziale, associata a una anamnesi familiare positiva, al sovrappeso o all‘obesità 2.
In caso di ipertensione, le arterie sono ristrette e portano meno sangue al feto tramite la placenta, che potrebbe distaccarsi o causare una crescita insufficiente del bambino2,3,4.
La diagnosi dell’ipertensione in gravidanza avviene grazie alla misurazione costante della pressione arteriosa durante la gravidanza2,3,4.
Ogni donna incinta deve tenere sotto controllo la propria salute e quella del suo bambino durante la gravidanza, seguendo i consigli del proprio ginecologo. Per valutare la salute del bimbo nel pancione e individuare eventuali anomalie cromosomiche (come la sindrome di Down, la sindrome di Edwards, la sindrome di Patau), le future mamme possono sottoporsi a un test di screening prenatale non invasivo, come il test del DNA fetale, che non ha rischio di aborto e ha un’affidabilità che arriva fino al 99,9%.
Per maggiori informazioni sul test del DNA fetale: www.testprenataleaurora.it
Fonti:
1. Medicina dell'età prenatale: prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche – A.L. Borrelli, D. Arduini, A.Cardone, V.Ventruno – pag. 315 – cap.17