E' stato approvato dal Ministro della Salute la possibilità di importare, in maniera autonoma, farmarci per uso personale, farmaci innovativi e spesso costosi. L'autonomia che però deve essere prima prescritta dal medico.
È una circolare in deroga alle disposizioni esistenti per cui, se un medicinale è registrato in Italia, non può essere importato dall’estero se non per uso personale e per un periodo di terapia non superiore ai trenta giorni. Tutto il resto è illegale, compreso l’acquisto in Internet. Adesso le cose cambiano: un paziente può procurarsi all’estero farmaci che non sono registrati in Italia, farmaci che fuori dai confini nazionali sono commercializzati in dosaggi diversi rispetto a quelli disponibili nel nostro Paese oppure farmaci che, pur essendo registrati in Italia, non sono accessibili a certe categorie di pazienti. Ed è quest’ultimo punto quello più interessante.
Il problema dell'acquisto dei farmaci all'estero è uscito fuori con l'Epatite C. Negli ultimi anni, infatti, si sono resi disponibili farmaci per la cura di questa infezione cronica e capaci di guarirla definitivamente in una grandissima percentuale di casi, ma con un costo elevato: così in Italia si è scelto di trattare in prima istanza i malati più gravi. E questo è avvenuto. Pochi giorni fa l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha annunciato che da qui in avanti tutti i pazienti con epatite cronica C potranno accedere al trattamento. Ma è una questione di tempi e di numeri: non tutti potranno avere accesso subito al trattamento. Della serie i medicinali per l'epatite C, in Italia, sono razionalizzati.Per cui, chi non riesca ad accedere alla terapia, può fornisrsi da solo i farmaci.
Il ministro della Salute, Lorenzin, spiega come mai c'è voluto tanto tempo per aspettare questo passo avanti: "Nelle ultime settimane abbiamo avuto molte segnalazioni su farmaci che regolarmente importati da pazienti italiani per esigenze personali di cura venivano bloccati in Dogana, anche se si trattava di farmaci legalmente autorizzati in un Paese estero, sebbene non autorizzati in Italia. La Dogana bloccava questi farmaci sulla base di una interpretazione restrittiva della normativa vigente, ritenendo, contro l’evidenza scientifica, che fossero identici due farmaci anche se vi fosse diversità di dosaggio, eccipienti, modalità di somministrazione. Con la mia circolare questo è stato chiarito. Ma soprattutto si è chiarito che non può sussistere una valida alternativa terapeutica per il paziente italiano quando il farmaco autorizzato in Italia non è effettivamente accessibile a tutti, in quanto troppo costoso, come avviene con i farmaci contro l’epatite C e gli altri farmaci innovativi. Pertanto, abbiamo rimosso un odioso ostacolo burocratico sulla via della libertà ed effettività delle cure".