CATANIA – Il programma comunitario di educazione alimentare “Frutta nelle scuole” finisce nel mirino di un'interrogazione parlamentare presentata dal vicepresidente commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, l'On. Walter Rizzetto (Terra Nostra / FDI – AN), supportato dalla referente nazionale di Terra Nostra, Debora Borgese.
Il deputato chiede chiarimenti sui contratti dei lavoratori impiegati per il progetto, a fronte del considerevole ribasso di circa 4,5 mln di euro sul bando il cui importo complessivo parte da una base d'asta di 25,5 mln. “Temiamo fortemente che a essere compromessi siano i diritti dei lavoratori: dai braccianti agricoli, agli operatori dei call center chiamati per il recruting degli addetti che materialmente distribuiranno direttamente la frutta nelle scuole ai giovani studenti”, dichiara Debora Borgese lamentando che, nonostante la L.199/2016 e le autocelebrazioni del Ministro Martina per i 350mila controlli sul territorio nazionale effettuati negli ultimi 3 anni, la filiera agrumicola non riesce a contrastare il fenomeno del caporalato: “Sul nostro territorio, per esempio, da un lato abbiamo i richiedenti asilo del CARA di Mineo che vengono sfruttati a 1,5 /2 euro per 9/10 ore di lavoro al giorno insieme ai braccianti agricoli locali sottopagati e che non vengono regolarizzati. Dall'altro troviamo i produttori locali costretti a vendere le proprie arance alle aziende di distribuzione per guadagnare 3 centesimi al chilo. Aziende che, a loro volta, sono state segnalate perché non rispettano i parametri sindacali nei contratti di lavoro.”, puntualizza la Borgese.
È in questo scenario allarmante che Terra Nostra in Sicilia reclama maggiori controlli capillari sul territorio e strategie risolutive affinché vengano garantiti sulla tavola degli italiani e ai bambini nelle scuole prodotti nostrani che non siano il risultato di sfruttamento del lavoro e illeciti.