A smentire il messaggio è il più importante oncologo italiano, Umberto Veronesi che in questi giorni, proprio nel corso di “Ottobre Rosa” la Campagna internazionale di prevenzione al tumore al seno, dal suo blog fa sapere che non è assolutamente vera la notizia secondo la quale la mammografia aumenta il rischio di tumore alla tiroide a causa delle radiazioni ionizzanti. Sarebbe indispensabile, secondo questa teoria, chiedere al radiologo un apposito collare di piombo per proteggere il seno.
Pare che questo messaggio sia completamente falso. La non fondatezza di questo allarme viene ribadita da fisici, radiologi, senologi tramite le pagine di associazioni scientifiche fino ad arrivare al New York Times.
Una catena di S. Antonio infondata e pericolosa se consideriamo che ancora oggi il tumore alla mammella è in aumento ed è ancora la prima causa di morte per tumore nella donna. Negli ultimi sei anni si è avuto un incremento del 14% con la fascia di età più colpita quella che va dai 25 ai 44 anni. L’unico modo di scongiurare questo trend è la prevenzione il cui strumento di punta è proprio la mammografia. Questo esame si esegue grazie ad un macchinario che permette di acquisire immagini bidimensionali del seno da diverse angolazioni per ricostruirle poi in 3D.
Umberto Veronesi, ribadisce che ad oggi lo strumento più sicuro per la guarigione, con una rassicurante percentuale del 96% è proprio la diagnosi precoce e mettere in giro voci allarmistiche in tal senso, significa mettere a repentaglio la salute di ogni donna.
Un sospetto che è stato diffuso per la prima volta durante una trasmissione Usa molto popolare – il Doctor Oz Show – da un ospite appartenente a quella corrente di pensiero che condanna l’eccessiva medicalizzazione dei nostri tempi, molto attiva in America. Un sospetto che è diventato poi una certeza e un monito che si è propagato in una catena informativa che ha ottenuto sempre più consensi sui social network.
Il professor Veronesi ricorda il rischio di cedere alla superficialità dell’informazione medica online. Prima di credere a simili verdetti o qualsiasi altra notizia medica appresa sui social network è sempre bene consultarsi con il proprio medico. Questa nuova democrazia mediatica, specialmente nell'ambito della salute, presenta grandi rischi se non la sappiamo recepire con i doverosi filtri.