Tra le patologie più diffuse nei paesi industrializzati, rischia di essere sottovalutata dal paziente e quindi non trattata adeguatamente. Oltre ad una terapia idonea lo stile di vita ha una fortissima incidenza sul corso della malattia. Abbiamo chiesto alla Dottoressa Francesca Elia medico in formazione specifica in medicina di base dell’ Ospedale Maria Vittoria di Torino come prevenirla e come comportarci in caso di diagnosi.
1) Dottoressa, cosa intendiamo con il termine ipertensione ?
Il termine “ipertensione” significa semplicemente: aumento dei valori di pressione arteriosa, dovuto alla quantità di sangue pompato dal cuore e dalla resistenza delle arterie al flusso del sangue. I valori normali della pressione sono per la sistolica, comunemente detta massima, inferiori ai 140 mmHg mentre per la diastolica, detta minima, inferiori ai 90 mmHg. Quando si superano tali valori, definiti normali dall’OMS, si definiscono vari gradi di ipertensione che può essere suddivisa in due grandi capitoli: l’ipertensione arteriosa essenziale e l’ipertensione arteriosa secondaria.
La prima rappresenta il 95% dei casi di ipertensione della quale non è possibile individuare una causa precisa. Il restante 5% è definito ipertensione arteriosa secondaria, della quale siamo in grado individuare con certezza l’eziologia della patologia.
2) Quanto è frequente questa malattia?
L’ipertensione arteriosa essenziale è, come abbiamo detto, la forma più frequente. Si stima che un soggetto adulto su quattro, superata l’età di 60 anni, ne sia portatore. Nel mondo sono stati calcolati più di 600 milioni di ipertesi, un problema quindi di grande impatto sociale.
3) Quali sono i fattori di rischio?
L’importanza dei fattori genetici nella patogenesi dell’ipertensione sono ben dimostrati dalla correlazione dei valori pressori tra parenti di primo grado, quindi tra fratelli e tra genitori e figli.
Tra i fattori di rischio non modificabili oltre alla familiarità, abbiamo sicuramente l’età.
La pressione arteriosa aumenta con il passare degli anni, per effetto delle alterazioni che interessano i vasi, i quali invecchiando diventano più rigidi. La pressione arteriosa sistolica aumenta gradualmente sino in tarda età, mentre i valori della diastolica tendono a stabilizzarsi o anche a ridursi leggermente dopo i 50 anni. Questo spiega perché spesso nei soggetti anziani ritroviamo ipertensioni sistoliche isolate, ossia caratterizzate dal solo aumento dei valori di pressione massima.
I fattori di rischio modificabili, e sui quali dobbiamo intervenire, sono quelli legati alle abitudini e allo stile di vita. Una dieta ricca di sali può contribuire a determinare uno stato di ipertensione, così come un eccesso di grassi alimentari e un conseguente aumento di peso.
Il fumo di sigaretta causa un incremento acuto della pressione arteriosa e inoltre determina anche danni cronici a carico della parete vasale quali perdita di elasticità e formazione di placche ateromasiche che giocano un ruolo importante negli accidenti cardiovascolari, come l’infarto del miocardio o ictus ischemico.
Lo stress sia fisico che emotivo contribuisce a far aumentare i valori di pressione arteriosa. Infatti la pressione è più alta durante l’attività fisica o nei periodi di maggiore stress lavorativo e i valori pressori rilevati dal medico in ambulatorio sono spesso più alti di quelli che il paziente riscontra a domicilio. Quest’ultima condizione, qualora si presentasse in maniera sistematica e non occasionale, prende il nome di ipertensione da camice bianco, la cui prognosi non è ancora del tutto chiara.
Anche il diabete, una patologia assai diffusa e grave, si associa frequentemente all’ipertensione arteriosa, aumentando significativamente il rischio di malattie cardiovascolari.
4) Come diagnosticarla ?
La stragrande maggioranza dei pazienti ipertesi nelle fasi iniziali è totalmente asintomatica e la diagnosi viene spesso fatta grazie ad una misurazione casuale della pressione arteriosa. I sintomi, qualora presenti, sono molto aspecifici e possono far pensare anche ad altre patologie.
Il soggetto iperteso può lamentare mal di testa soprattutto occipitale e spesso a carattere pulsante, cardiopalmo (percezione del proprio battito cardiaco, ossia palpitazione), vertigini, stordimento, alterazioni visive, epistassi (perdita di sangue dal naso) e dispnea (una sensazione soggettiva di “fame d’aria”). E’ evidente, quindi come la scarsità dei sintomi sia spesso il motivo principale per cui il paziente non si accorge di essere iperteso. Per questo è essenziale una rilevazione costante di valori pressori nei soggetti che presentano familiarità o altri fattori di rischio in modo da tenerli sotto controllo ed evitare lo sviluppo di uno stato ipertensivo e soprattutto delle sue complicanze. Gli organi bersaglio dell’ipertensione sono: rene, cuore, occhio e sistema nervoso centrale, che soffrono le alterazioni vascolari determinate dagli elevati valori pressori.
5) Quale, tra le nostre abitudini, aumenta il rischio di ipertensione?
Lo stile di vita gioca un ruolo importante nella prevenzione di questa patologia. Innanzitutto è consigliabile ridurre il consumo di sale alimentare e seguire una dieta povera di grassi. Una riduzione del peso, dovrebbe essere abbinata ad un incremento dell’attività fisica che aiuta a ridurre i valori pressori cosi come il rischio cardiovascolare. E’ raccomandabile un esercizio di moderata intensità, come camminare o fare jogging, per 30-60 minuti al giorno, almeno 3-4 volte a settimana. È importante anche consigliare l’abolizione del fumo e un moderato consumo di bevande alcoliche.
6) In presenza di diagnosi, quali terapie possiamo adottare?
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico molte sono le molecole a nostra disposizione. Dopo la diagnosi e l’impostazione della terapia è fondamentale controllare periodicamente i valori, poiché spesso è necessario associare diversi farmaci per ottenere una riduzione e un controllo ottimale della pressione arteriosa.