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Avanti Italicum, con o senza minoranza PD. Che aspetta alla Camera

Renzi ottiene la maggioranza nella direzione. Fassina: il PD come la Corea del Nord

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Votazione all'unanimità per l'Italicum nel Partito Democratico con l'astensione della minoranza democratica dopo un pesante scambio di interventi.

la legge elettorale è uno strumento decisivo per l'azione del governo e per la legislatura. Matteo Renzi non ha avuto mezze misure per quella che voleva fosse l'ultima direzione del Partito Democratico sull'Italicum.


A maggio dobbiamo mettere la parola fine sulla nuova legge elettorale: E così è andata, secondo le indicazioni renziane nella Direzione democratica, che ha votato all'unanimità con 120 voti a favore la relazione del suo segretario, senza l'appoggio della minoranza interna, che precedentemente aveva mostrato il proprio dissenso: Evitiamo un tasso di conformismo paragonabile a quello del Partito Comunista Nord Coreano – aveva affermato prima della votazione Stefano Fassina, al quale Pippo Civati ha fatto eco dicendo che Renzi non è più disposto a discutere, l'Italicum è pericoloso.


Renzi nel suo intervento ha chiesto fiducia tra di noi, ma lasciando poco all'immaginazione sulla sua relazione: Dico subito che sono contro all'esigenza di ritocco e anche "ricatto", poste dalle diverse aree interne al partito – ha sentenziato Renzi, che ha definito un clamoroso errore, un azzardo l'ipotesi di modificare l'Italicum.
 Alle parole del segretario PD Alfredo D'Attorre, chiamato direttamente in causa ha replicato senza giri di parole: Matteo, non ti è consentito dire che io ho fatto un ricatto. Io faccio una battaglia a viso aperto. Quella che fai tu, sulla fiducia, sarebbe invece un ricatto nel confronti del Parlamento.


Strada spianata, quindi, per l'Italicum? Non proprio. Renzi ha confermato la sua determinazione, rammentando che non si può fare come nel gioco dell'oca ma  l'opposizione interna del partito sta già tirando le somme, dato che la prima commissione alla Camera, che da domani inizierà a verificare l'iter dell'Italicum, ha il peso maggiore nel Partito Democratico - 12 membri su 23 tra cui Bersani, Bindi, Cuperlo e D'Attorre - e quindi meno spazio di manovra per il governo.
Ma precedentemente l'Italicum al Senato andò in aula senza voto sul relatore, anche se da qui alla fatidica fine promessa per il mese di maggio dal premier le discussioni non saranno certo finite.

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