La vittoria dei candidati PD in Emilia Romagna e in Calabria alle elezioni regionali fa cantare vittoria al capo del governo, ma in realtà non sfugge a nessuno che si è trattato di una vittoria di Pirro. Soprattutto nella prima, feudo comunista prima e piddino poi , l’astensionismo l’ha fatta da padrone e ha il sapore di una sconfitta. Se il candidato di sinistra ha ottenuto il 49% dei voti bisogna tener conto che solo il 38% degli elettori è andato a votare contro il 68% delle precedenti regionali del 2010. L’analisi è implacabile, sono gli elettori di sinistra che si sono astenuti per punire il presidente del Consiglio. Gli rimproverano il suo viramento social-liberale e il braccio di ferro che ha tenuto con i sindacati sulla flessibilità del mercato del lavoro. Persino a Bettola, paese natale di Pier Luigi Bersani, il vecchio leader del PD che si oppone alla trasformazione del suo partito in « Nuovo Partito Laburista » l’astensione ha raggiunto il 77 %. La luna di miele tra l’ex sindaco di Firenze e la sua base è veramente terminata. Se il Partito Democratico è disilluso, Forza Italia ha subito una disfatta passando dal 25% dei voti del 2010 all’ 8,4%, meno della metà del punteggio ottenuto dalla Lega Nord. Un'altra cattiva notizia per Matteo Renzi che si sente forte del suo patto con l'ex Cavaliere per attuare le riforme elettorali, la riforma del Senato e la legge elettorale. Ora l'elettorato di destra è confuso da questa politica schizofrenica di sostegno alle riforme e allo stesso tempo di opposizione alla linea di governo economico. Bloccata nel crepuscolo di Silvio Berlusconi, Forza Italia è balcanizzata in correnti antagoniste . Soltanto una rottura del patto firmato con Renzi provocherà un'opposizione aggressiva che potrebbe serrare i ranghi e consentire a Berlusconi di prendere le redini di Forza Italia. Senza la voce di Forza Italia Renzi più permettersi la sua politica e le elezioni anticipate . Uno scenario sempre più spesso citato nei palazzi del potere..