Dopo il guaio capitato a Schettino, gli inchini stanno gradualmente passando di moda. Potrebbe essere questa una delle cause delle numerose poltrone vuote che si registrano nel Meeting di Comunione e Liberazione di questa estate 2014. L'appuntamento annuale, dove si mescolano sapientemente sacro e profano e dove era di rigore non lo smoking ma l'inchino trasversale della politica alle porpore cardinalizie, vede quest'anno la defezione della cosiddetta “politica che conta”. A parte il frenetico trotterellare da un'intervista all'altra degli immancabili “aficionados” che vedono nella kermesse romagnola l'unica occasione per evidenziare al mondo reale la loro anonima esistenza, a Rimini si respira l'aria dismessa dei circhi che sbaraccano dopo l'ennesima replica del loro spettacolo. Dopo tanti inchini bipartisan da parte di tutti i Presidenti del Consiglio di turno, Matteo Renzi declina l'invito con una scusa che potrebbe essere tranquillamente riciclata per scampare all'invito alla recita scolastica del figlio del vicino di casa invadente ed antipatico. Uno sgarbo che nessuno aveva osato mai riservare a quella parte del mondo cattolico che, da Andreotti in poi, tutti si preoccupavano di adulare e corteggiare. È curioso notare come tale schiaffo sia stato sferrato da parte di chi, con caricature più o meno simpatiche, sia stato, sin dall'inizio della sua carriere politica, dipinto come un boy scout in pantaloncini corti tutto casa e chiesa. È oltremodo curioso constatare che, nonostante i proclami di energumeni nuotatori, alla fine sia stato proprio Renzi a sgonfiare quella bolla di intoccabile misticismo che circondava l'appuntamento dei ciellini. La sobrietà che oggi si respira ci ricorda che dove c'è un circo che sbaracca c'è una piazza che torna ad essere comune ed in quella piazza serpeggia un velato buon senso che ci sussurra ad un orecchio che, in fondo, il Meeting di CL senza gli inchini della politica si riduce ad una rimpatriata di vecchi e spaesati chierichetti in cerca d'autore.