Fino ad oggi l’articolo 55 della Costituzione della Repubblica recitava: “Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”. Da oggi, per effetto di un emendamento proposto dalle senatrici Pd, al succitato articolo si aggiunge un altro comma: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono la parità nella rappresentanza dei generi”. Perché fosse approvato, le parlamentari democratiche sono state più forti delle critiche piovute loro addosso in Aula, avendone preteso la votazione urgente così da scavalcare un altro emendamento, proposto da Sel, relativo alla riduzione del numero dei deputati. Ma al momento del voto le polemiche si sono placate, e il sì al testo è stato praticamente“bulgaro” (277 voti a favore e uno solo contrario).
La lunga battaglia sulle quote rosa è giunta vittoriosamente al capolinea? Anna Finocchiaro, relatrice del’emendamento, ha spiegato che sarà ora compito delle Regioni elaborare leggi elettorali che siano in linea con questo nuovo principio. Ma dalle file di Sel si leva la voce critica di Loredana De Petris, che fiuta nel testo una minaccia di neocentralismo parlamentare. A suo parere l’emendamento “annullerà la potestà legislativa delle Regioni e la legge elettorale di ognuna di esse verrà fatta dal Parlamento”.