«Se vogliamo davvero cambiare l’Italia e riportare al centro dell’attenzione gli interessi ed i bisogni dei cittadini e non quelli delle vecchie corporazioni, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione». E' cosi che Diego Della Valle si unisce al coro di critiche contro l’ad delle ferrovie Mauro Moretti, che nei giorni scorsi, ha dichiarato di essere pronto ad andarsene, se il suo stipendio (850 mila euro), fosse stato tagliato dalla spending review voluta da Renzi. «Se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene, troverebbe milioni di Italiani pronti ad accompagnarlo a casa - continua il patron di Tod’s -. Sono tutti viaggiatori costretti a viaggiare con tanti disagi sui treni delle ferrovie italiane, costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, ad usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità . Spetta a loro il diritto di giudicare come le Ferrovie dello Stato sono gestite». Sulle critiche contro Moretti hanno partecipato sia i politici che i sindacalisti. «Un tetto ci vuole, non c’è dubbio», ha avvertito ieri la leader della Cgil, Susanna Camusso. Presa di posizione netta, anche per il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi: «Se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore». Più duro il segretario nazionale dell'Idv Ignazio Messina: «Farei decidere il suo stipendio dai pendolari che ogni giorno prendono i treni regionali». Dal fronte dei consumatori interviene il Codacons: «Se gli omonimi di Moretti in Germania e altri paesi europei guadagnano di più è anche perché offrono agli utenti un servizio migliore, con treni puntuali e una maggiore efficienza. Farebbe bene a chiedere ai pendolari italiani se il suo stipendio da 850mila euro è giustificato o meno».