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Libia. La Confsal Pesca: "Sui nostri pescatori è il silenzio di Di Maio che colpisce, ogni giorno trascorso è un giorno perso”

Il segretario generale Mariani: "Aspettiamo una risposta concreta per il rimpatrio dei pescatori sequestrati"

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 “Ogni giorno che passa è peggio, siamo disperate e nessuno ci dice niente di chiaro”.

«Facciamo nostra l’affermazione della moglie di Bernardo Salvo, uno dei diciotto pescatori di Mazara del Vallo da oltre un mese prigioniero in Libia dopo esser stato fermato e poi accusato ingiustamente di essere un trafficante di droga, quando invece era, insieme al resto dell’equipaggio, solo a lavoro ed a pesca del gambero rosso». Lo afferma la Confsal pesca, il sindacato autonomo dei lavoratori del settore ittico che già recentemente intervenuto a sostegno delle famiglie dei lavoratori prima del loro incontro a Palazzo Chigi e la fiaccolata di protesta a Mazara del Vallo.

«Oggi è il silenzio che colpisce – spiega Bruno Mariani, segretario generale -. Non possiamo che allinearci anche alle posizioni del governatore della Sicilia Musumeci rispetto alla necessità assoluta che la Farnesina, tramite il suo Ministro Di Maio, faccia di più. Non possiamo nascondere che ogni giorno trascorso è un giorno perso, forse anche pericoloso, per riportare a casa i nostri connazionali. Come sindacato dei lavoratori – continua Mariani - vorremmo anche ricordare che attualmente alcuni componenti di questi familiari, rimasti senza cari ed un reddito sicuro - sono ancora incatenati davanti i palazzi che contano e dai quali anche noi, come il resto della Nazione, ci si aspetta una risposta vera e concreta per la conclusione del sequestro ed il rientro dei coinvolti».

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