L'elettorato è diviso in due grossi tronconi: una metà che non va a votare perché si è rotta delle balle condite di spocchia che vengono raccontate; l'altra metà che va a votare un ics, non tanto perché creda che risolva i problemi, ma valutando il male minore. Salvo pochi fedelissimi ai partiti e movimenti, infatti, il resto vota per quello che ritiene il "meno peggio". A sua volta chi va a votare si suddivide in tre grossi tronconi: cdx, csx e 5 Stelle. Più qualche outsider che non fa testo, perché anche se raggiungesse il 3% e passasse non avrebbe i numeri per cambiare qualcosa. L'elettore, quando è solo soletto nella cabina elettorale, vota il cdx perché non passi il csx, il csx perché non passi il cdx, e se non gli vanno bene né uno né l'altro, vota per il 5 Stelle.
Il punto è che nella storia un sistema marcio che sta collassando su sé stesso, non è mai stato cambiato con le elezioni. Per cui il problema si presenterà quando quel 60% circa di astensionisti, inizierà a pensare di tagliare le palle agli altri, dandole da mangiare ai maiali. Ipotesi remota, ma non impossibile. Tutti sono capaci, prima o poi, di perdere le staffe. Dite di no?
Mi capita spesso di citare la banalità del male: "Questo processo diede occasione a molti di riflettere sulla natura umana e dei movimenti del presente. Eichmann, come detto, tutto era fuorché anormale: era questa la sua dote più spaventosa. La mia opinione è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca". (H. Arendt)
Un concetto che, secondo me, si applica ad esempio ai casi recenti di violenze da parte delle maestre nelle scuole. Il male è banale (non ha radici). Qualsiasi persona "normale" può diffondere il male, senza necessariamente scomodare il demonio o chi per lui.