Con 334 voti favorevoli e 13 contrari la Camera dei Deputati ieri ha apprivato il ddl presentato dalla deputata del M5S Dalila Nesci. L'iter del disegno di legge, chiamato anche "ddl elezioni pulite", proseguirà al Senato.
Il testo prevede che il reclutamento degli scrutatori avverrà al al 50% in una lista di disoccupati e il resto sorteggiati dall'albo presso i Comuni dopo un preavviso pubblico di 10 giorni.
Il ddl interviene, poi, sia sulle urne che sulle cabine elettorali. Le prime dovranno essere fatte di materiale semitrasparente in plexiglass per evitare il rischio che si possano immettere delle schede già votate all'apertura dei seggi o dopo la chiusura degli stessi. Le seconde non potranno più essere chiuse su tutti e quattro i lati e ma dovranno essere come quelle utilizzate in gran parte dei paesi europei ovvero sprovviste di tendine e coperte solo lateralmente e frontalmente. "In questo modo - si legge sulla relazione della deputata Nesci - è impossibile falsificare o rendere riconoscibile il proprio voto senza essere scoperti dai membri dell'ufficio elettorale di sezione".
La proposta approvata, inoltre, prevede che i condannati in primo grado per reati di mafia e contro la pubblica amministrazione non potranno presiedere i seggi elettorali e questo divieto viene esteso anche ai parenti dei candidati.
Un punto molto importante è l'introduzione della possibilità per i fuorisede, studenti, lavoratori o persone in cura, di votare per i referendum nel comune diverso rispetto a quello di residenza.
La deputata Dalila Nesci, prima firmataria, esprime soddisfazione per il primo ok al ddl. "Oggi alla Camera abbiamo approvato la nostra proposta di legge per le elezioni pulite. Si tratta di un primo passo per noi per poter contrastare l'alterazione del voto dentro i seggi" ha detto la Nesci. "Per noi - ha conitnuato la deputata - è uno strumento semplice ed utile alla democrazia, perché va a scoraggiare il voto di scambio, contrasta i brogli elettorali, tutte quelle manovre e quei patti elettorali che purtroppo fanno ancora parte della nostra storia repubblicana".
Soddisfazione per la norma sui fuori sede è stata espressa anche dall'Unione degli Universitari (Udu) , associazione che insieme a tante altre da anni chiede facilitazioni per gli studenti che vivono lontano dai comuni di residenza.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell'Udu, ha detto che quello di ieri è "un passo molto importante: da anni, come UDU e Rete degli Studenti Medi, siamo in prima linea per garantire il diritto di voto ai fuorisede. Molti studenti tornano dalle loro famiglie due o tre volte all'anno e quasi sempre le date delle urne non coincidono con quelle del rientro programmato. Sostenere ulteriori viaggi molto spesso è difficoltoso: gli spostamenti sono troppo lunghi o troppo costosi (nonostante gli sconti previsti), o semplicemente non è possibile spostarsi perché in prossimità del voto ci sono esami o si deve lavorare”.
“Per questo - continua la Marchetti - , ad ogni tornata referendaria, infatti, facciamo da tramite per migliaia di studenti che richiedono di votare nel comune dell’università attraverso il meccanismo dei rappresentanti di lista. Questo strumento, che ha permesso negli anni di far votare migliaia di ragazzi che altrimenti non avrebbero avuto la possibilità di tornare nel proprio comune di residenza, non è però sufficiente, in quanto molto complesso da un punto di vista organizzativo e soprattutto rappresenta un’opportunità numericamente limitata".
"La legge approvata oggi alla Camera - ha concluso l'esponente dell'udu - è sicuramente un primo importante passo che va incontro alle nostre storiche richieste. Ora però, chiediamo, a partire dal Senato, di prevedere una normativa più ampia, che permetta a tutti, indipendentemente dalla corrispondenza del collegio, di votare in ogni elezione di carattere nazionale, comprese le politiche”.