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Attesa per la sentenza della Consulta sui referendum promossi dalla Cgil

Articolo 18, Voucher e appalti: ecco cosa prevedono i tre quesiti

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Il mondo politico e sindacale è in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che si dovrà esprimere oggi pomeriggio sull’ammissibilità dei quesiti referendari promossi dalla Cgil.

Il sindacato di via del Corso aveva iniziato la raccolta delle firme diversi mesi e fa e a luglio aveva consegnato i quesiti sottoscritti da oltre 3 milioni di cittadini. L’ammissibilità o meno dei quesiti avrà effetti importanti sul quadro politico, in particolare sul Governo e sul Partito Democratico alle prese con i postumi del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.

Sul piano giuridico nei giorni scorsi l'Avvocatura dello Stato aveva detto che il quesito sull'articolo 18 è "manipolativo" dando, dunque, il proprio parere negativo alla Consulta, mentre secondo l'Ufficio giuridico della Cgil l'ammissibilità "è manifesta sul piano dello stretto diritto costituzionale". Sul versante politico il Governo sembra voler accelerare su una modifica legislativa dei voucher per evitare che si arrivi in ogni caso al voto referendario. 

Ma cosa prevedono i tre quesiti promossi dalla Cgil? In estrema sintesi prevedono: l’abolizione dei voucher, la reintroduzione e l’estensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l’abolizione delle norme che limitano le responsabilità negli appalti e subappalti.

Nel dettaglio, invece: 

- Voucher. Secondo la Cgil i voucher, “inventati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero” si sono trasformati in uno strumento di ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro. “Sempre più spesso – scrive la Cgil, però, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali”. Per questa ragione il sindacato ne chiede la cancellazione “perché non combattono il lavoro nero, anzi, il loro abuso determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro nero e irregolare”. Su questo aspetto i dati forniti dall’Osservatori sul precariato dell’Inps dimostrano che negli ultimi anni vi è stato un vero e proprio abuso di questo strumento andando molto oltre i settori produttivi per i quali era stato pensato.

- Articolo 18. Per quanto riguarda l’articolo 18, la Cgil chiede il ripristino del reintegro nel posto di lavoro “in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo estendendolo estendendolo anche per le aziende sotto i 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Le ultime riforme, da quella Fornero al Jobs Act, avevano progressivamente depotenziato le tutele dal licenziamento senza giusta causa fino a prevedere solo il pagamento di un’indennità economica per il lavoratore illegittimamente licenziato. Per le aziende sotto i 5 dipendenti in “caso di reintegro" sarebbe "il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro”. L’estensione dell’articolo 18 per le aziende sotto i 15 dipendenti fu promossa per via referendaria anche nel 2003, dopo lo stop imposto dalla Cgil alla sua completa abolizione proposta dal Governo Berlusconi nel 2002 . In quel caso a raccogliere le firme furono settori della sinistra sindacale e della sinistra politica come Rifondazione Comunista, Verdi e Sinistra Ds. L’allora direzione della Cgil, guidata da Cofferati, scelte tuttavia di non sostenere la raccolta firme il referendum e si schierò solo tardivamente per il Si.  Il referendum mancò il quorum: l’affluenza si fermò al 25,7% ma i SI all’estensione dell’articolo 18 raggiunsero comunque l’87% dei votanti.

- Appalti. Infine il quesito sugli appalti prevede “l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti”. La proposta punta a tutelare tutti lavoratori occupati nelle catene di appalti e sub-appalti rendendo la responsabilità omogenea tra le varie aziende. In questo modo dice la Cgil si ripristina “la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore” e si “garantiscono la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale”. In particolare il quesito vuole colpire tutte quelle pratiche di sfruttamento e abbassamento dei costi del lavoro della sicurezza che si verificano quando una grande azienda sub-appalta lavori ad un'impresa minore. 

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