"Renzi ha commesso l'errore enorme di personalizzare il referendum e ha perso. E' un leader sconfitto”. Nel giorno in cui l’ex premier torna a Roma nel suo ufficio al Nazareno per riprendere in mano le redini del partito e della legge elettorale, arriva un nuovo duro attacco di Roberto Speranza alla leadership renziana. Senza troppi giri di parole l’ex capogruppo Pd alla Camera ribadisce che “il Partito Democratico e il centrosinistra hanno bisogno di una guida diversa” e dunque "c'è fortemente bisogno del congresso e di una discussione profonda, non certo di 'gazebate'”.
Speranza, intervistato al videoforum di Repubblica.it, sottolinea di avere “un giudizio negativo di Renzi in questi anni” ma si chiede anche chi vuole rappresentare adesso il Pd perché “in questi anni è stato il partito dei potenti e noi invece dobbiamo rappresentare un'alternativa. E' stato il partito di Palazzo Chigi, di chi ce la fa, e invece credo che serva un Pd diverso”. Estremamente critico anche il giudizio sul governo Gentiloni e lo spunto per il leader della minoranza Dem gli viene proprio dalla consultazione referendaria del 4 dicembre scorso. “La domanda politica emersa dal referendum – ha aggiunto - è di radicale cambiamento. Io credo che nella fotografia della composizione del governo ci fosse bisogno di una discontinuità più marcata, ora l'auspicio è che si veda nel merito e innanzitutto nella questione sociale: lavoro, lotta alla povertà, scuola. C'è bisogno di mettere mano ad alcuni punti e cambiare rotta in modo eclatante. Se questo governo fa una svolta a partire dalle condizioni sociali può far bene, altrimenti non ha senso. Perché il punto non è quanto dura, ma se fa cose utili al Paese e per far recuperare consenso anche al Pd”.
Quanto al tema del lavoro Speranza condanna senza appello i voucher e annuncia che voterà si al referendum proposto dalla Cgil se il testo della legge sull’utilizzo resterà così come è. Ma dice anche che reintrodurre totalmente l'articolo 18 e tornare a una normativa precedente a quella del Jobs Act “sarebbe complicato”. “Negli ultimi mesi – ha concluso - c'è stata un'impennata dei licenziamenti disciplinari. È del tutto evidente che qualcosa non ha funzionato e il Pd deve immediatamente intervenire in Parlamento. No a un partito amico dei potenti: io lo riporto fra gli operai”.