368 i voti a favore, 105 quelli contrari. Paolo Gentiloni incassa la fiducia alla Camera e il suo nuovo Governo supera il primo scoglio, quello più facile dove non potevano esserci sorprese di sorta. Un esecutivo "di responsabilità" che durerà "fin quando avrà la fiducia del Parlamento" lo aveva definito nella presentazione alle camere durata appena 18 minuti. Ma il suo è stato anche un discorso in cui ha rivendicato con forza quello che le opposizioni hanno invece considerato come un limite: la forte continuità con il governo Renzi. Due gli obiettivi principali: il sostegno alla classe media disagiata e al Sud.
Nell’intervento di replica alla Camera dopo il dibattito sulla fiducia il Premier ha sottolineato quanto fatto dal governo precedente. "Tutti sappiamo - ha detto - che occorre intervenire sulle regole per portare il Paese al voto, quindi abbiamo chiesto un concorso generale a questo compito ma non c'è stata questa disponibilità delle altre forze e le forze della maggioranza si sono assunte la responsabilità. Si sono prese un rischio politico ma nel rispetto dei doveri costituzionali previsti dal nostro ordinamento e con coerenza". Poi l’attacco diretto al Movimento Cinque Stelle: "Se c'è stata una cosa davvero bella di questi mesi di campagna referendaria è stata una discussione pubblica sulla Costituzione. Ora non si può fare che la discussione svanisca nel nulla e la Costituzione venga dimenticata. Abbiamo i super paladini della centralità del Parlamento che nel momento più importante della vita parlamentare non ci sono. Vi sembra logico? Vogliamo talmente bene al Parlamento che non ci andiamo”.
Da Gentiloni è arrivato anche l’invito ad abbassare i toni dello scontro: "Bisogna farla finita - ha aggiunto - con l'apparentemente inarrestabile escalation di violenza verbale nel nostro dibattito politico. Il Parlamento non è un social network. Contribuiamo a rasserenare il clima nelle famiglie del nostro Paese". Altre priorità per il nuovo Governo saranno il lavoro, la ricostruzione delle zone terremotate, rafforzare la ripresa economica.
Ma in aula va in scena anche la dura contestazione di M5S, Lega e Verdiniani di Ala (rimasti fuori dai ministeri) che decidono di non partecipare al voto. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) ha chiesto elezioni subito confermando la manifestazione del 22 gennaio, mentre Renato Brunetta (Forza Italia) ha definito l’esecutivo Gentiloni “nato morto, il suo discorso è imbarazzante” e Massimiliano Fedriga (Lega Nord) ha sottolineato che "la sovranità appartiene al popolo. L'esecutivo non lo decide la segreteria del Pd". Per Beppe Grillo infine "questo governo è stato sfiduciato da 20 milioni di italiani".