“Bergoglio? Il mio Papa è Benedetto XVI perché lui aveva le idee chiare sull’Islam e a me non mi piace chi fa entrare l’imam in chiesa”. A Pontida per gli ormai tradizionali tre giorni dell’orgoglio Lumbard, il segretario federale Matteo Salvini non ha disdegnato un polemico attacco a Francesco, complici le magliette pro-Ratzinger dei Giovani Padani, prima di disegnare quello che sarà il nuovo corso del Carroccio da qui ai prossimi mesi: non più Padania ma lotta comune “con i fratelli del Centro e del Sud” e per quanto riguarda la secessione, malgrado il duro intervento del vecchio leone Umberto Bossi: “Siamo nati per la libertà del Nord, la Lega non sarà mai un partito nazionale", per il momento è accantonata perché il vero nemico adesso si chiama Bruxelles: “contro l’Europa e contro l’Euro”.
Quanto poi alle alleanze future, Salvini è anche più chiaro sulla nuova strategia dei Lumbard che a ben vedere comunque rappresenta una ulteriore continuazione di quanto già ampiamente detto nei mesi scorsi: "Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia ancora quello di un partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia – ha attaccato - ha sbagliato a capire. Noi non saremo più schiavi di nessuno. Noi accordi al ribasso non ne faremo con nessuno". Con tanti saluti al coordinatore del centrodestra Stefano Parisi che, appena incaricato da Silvio Berlusconi e già alle prese con dure lotte interne, non riscuote per niente i favori del numero uno del Carroccio che l’ha ironicamente definito “Mago Merlino” in attesa di sapere cosa proporrà. Ma a vent’anni esatti dalla prima dichiarazione di indipendenza della Padania, sul grande pratone bergamasco a sopravvivere è soltanto il conclusivo gesto simbolico delle ampolle con l’acqua del Po. E l’impressione è che all’interno del movimento si stia compiendo un lento ma, probabilmente, inesorabile mutamento che coinvolge anche i padri storici. "Come gli allenatori del giorno dopo – ha continuato Salvini - anche qui ci sono dei segretari federali che hanno la bacchetta magica. Il potere centralista è stato forte, ma possiamo dire che anche noi ci siamo complicati la vita e fatti male da soli?”.
Difficile non vedere una risposta, perfino aspra, a quanto detto pochi minuti prima dal Senatur. Un attimo dopo l’attacco finale che scalda i militanti e detta le regole per le eventuali future alleanze: “Se qualcuno pensa – ha urlato il leader della Lega con quanto fiato in gola - di farci tornare un partito del 4 per cento servo di altri non mi interessa, di eleggere venti parlamentari non me ne faccio un c…. Forza Italia deve scegliere se stare con noi o con la Merkel in Europa. O con noi sempre, oppure mai. Se ti chiami Scajola e stai con Alfano, Fini e Verdini non stai con me. Se voi volete fare patti con questa gente, sceglietevi un altro segretario federale. Non vogliamo recuperare qualcuno che è solo a caccia di poltrone”. Infine le proposte per il futuro: presidente della Repubblica scelto dai cittadini, una sola camera eletta con il sistema proporzionale, vincolo di mandato per i parlamentari, Italia suddivisa in tre macro-aree e magistrati "eletti dal popolo". Parisi sembra adesso molto lontano.