“Bisogna stare ai fatti”.
Ė questo l’ammonimento che, il 2 giugno, dalle colonne del Corriere della Sera, ha lanciato la presidente della Camera Laura Boldrini, in vista della campagna elettorale per il referendum di ottobre. Una campagna che, in teoria, dovrebbe partire dalla metà di agosto, ma nella pratica è già iniziata, anzi, è in piena fase di svolgimento.
“Non bisogna caricare il voto referendario di altri significati politici”, raccomanda la presidente. “Noi come cittadini italiani dovremmo semplicemente esprimerci sul merito della riforma che è la Costituzione.”
“Il referendum di ottobre – continua – non può in nessun modo diventare un test per il governo, non è nelle cose. Stiamo parlando della Costituzione.” E per normalizzare il clima in vista del voto referendario, si appella anche alla buona coscienza degli uomini e delle donne dei media, al loro saper mantenere quella terzietà che dovrebbe essere prerogativa del loro bagaglio professionale. “Anche i giornalisti dovrebbero riuscire a non schierarsi, sforzandosi di mettere i cittadini nelle condizioni di comprendere il merito.” “Giù i toni e no alle tifoserie”: la Boldrini fa sua l’esortazione del direttore del giornale che ospita la sua intervista, Lucio Fontana.
Se il referendum non può essere un banco di prova per il governo, allo stesso modo non può essere neppure un pretesto per contrapporre ad un partito di presunti “miglioristi” quello di altrettanto presunti “immobilisti”. La riforma, nota la presidente, nel suo senso profondo è uscita dal Parlamento condivisa dalle forze politiche. “Durante l’iter parlamentare tutti i partiti condividevano la necessità di rivedere la Carta e la legge elettorale. È stato un confronto tra posizioni diverse, non tra chi voleva cambiare e i conservatori. Nessuno voleva che il bicameralismo paritario restasse com’è. Il Parlamento ha approvato la legge e ora il testimone passa agli italiani”.
“La Costituzione non la cambi ad ogni legislatura, ma quando è necessario”, avverte: e se si tratta, come in effetti si tratta, di un’occasione storica di cambiamento per gli italiani, è giusto che essi possano soppesarne vantaggi e svantaggi con la massima serenità mentale.