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La Sicilia in scena con Tindaro Granata: Il libro del buio

"Geppetto e Geppetto, uno spettacolo tutto mio"

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L'amore per la mia terra, i racconti di mio nonno che nel buio della notte mi raccontava segreti...ho vissuto tutta la mia infanzia con gli anziani, ascoltandoli!

Questo è Tindaro Granata:

Tindaro nasce a Tindari (Sicilia) nella seconda metà del '900. Dopo il diploma di geometra, si imbarca su Nave Spica, pattugliatore d'altura, in qualità di meccanico artigliere, per un anno. Dopo si trasferisce a Roma per fare l'attore. Lavora in un negozio di scarpe prima e in un ristorante dopo. Frequenta un corso di recitazione e incontra, con un provino, Massimo Ranieri che lo sceglie per lo spettacolo "Pulcinella"; è il 2002. Da allora ha inizio la sua carriera artistica.

L'Intervista a Tindaro per NotizieNazionali

Quando hai cominciato a seguire la tua attività artistica?

Ho capito che da grande avrei fatto l’attore quando avevo 15 anni. Vedevo e conoscevo la maggior parte dei film del Neorealismo italiano, sapendo che dopo il diploma avrei lasciato la Sicilia per andare a Roma per cercare di studiare nella capitale. Appena dopo il diploma, mi imbarcai su Nave Spica, un Pattugliatore d’Altura, un po’ per protesta perché nessuno credeva in me, un po’ per dimostrare a tutti i miei amici e familiari che sarei riuscito a vivere da indipendente. Dopo un anno, appena sbarcato, mi catapultai a Roma cercando un regista di cinema che vedendomi camminare per strada mi avrebbe ingaggiato per fare un film, come avevo sentito in tante storia, più o meno vere, del periodo neorealista romano. Avevo 20 anni, credevo in tutto e nei sogni, quelli romantici e stupidi. Ero un bambino, se ci penso ora, ma ero molto determinato e pronto a tutto per realizzare i miei sogni, la mia libertà espressiva. Ovviamente nessun regista mi “notò” per strada…almeno fino ad ora, prossimo ottobre sarò a Roma per un mese, magari sarà la volta buona.

Cosa ti spinge a continuare questa passione?

Una “cosa” sola: il pubblico. Solo quello. Non voglio parlare di crisi e delle varie difficoltà quotidiane che si incontrano sulla nostra strada, ce ne sarebbe da dire, ma se penso al pubblico, alle loro email, ai loro messaggi dopo gli spettacoli, se mi vengono in mente i loro volti durante gli applausi. Penso che il pubblico, le persone, mi vogliano abbracciare con gli applausi. Questo è il solo motivo che mi accende continuamente il fuoco sacro, la passione per il teatro.

Il tuo primo giocattolo da bambino, qual è stato e quale pensiero ti viene in mente ricordandolo?

Non avevo giocattoli da piccolo. Mai avuti. Ero un selvatico, un campagnolo e giocavo in campagna. Facevo finta di essere vari animali, giocavo a fare il pastore, giocavo a fare il contadino immaginando di costruire un bosco, un ponte di legno, un grattacielo, mi piacevano gli animali e avevo due gattini Priscilla e Giuliano. Giocavo in campagna. Alcune volte mi affacciavo al balcone, di fronte ad un panorama mozzafiato e immaginavo di fare un comizio per tanta gente.

La prima parola che dici "a voce alta" appena sveglio.

Mucittu. Significa micetto. Ho un gattino che dorme tutte le notti ai miei piedi. E’ ingombrante e ogni mattina appena sveglio gli dico Mucittu jazziti, che significa: Micetto alzati, togliti da sopra i miei piedi che mi hai fatto venire il formicolio alle gambe perché non mi sono mosso tutta la notte per non disturbarti e ho dormito tutto storto per te. Noi siciliani abbiamo il dono della sintesi.

Ringrazieresti qualcuno per il successo ottenuto?

Sì. Tantissime persone. Non faccio i nomi perché dimenticherei sicuramente qualcuno e farei torto a qualcun altro e non vorrei, ma tanti tanti tanti gli amici che hanno creduto e che mi sempre aiutato, tutti i teatri che mi hanno ospitato e creduto nel mio lavoro, i ragazzi del Virgilio di Milano che mi seguono in tutti i miei spettacoli e i loro insegnanti, la mia famiglia, i miei amici della Proxima Res (loro posso nominarli perché sono pochi e non dimentico nessuno) Carmelo Rifici, Emiliano Masala, Caterina Carpio, Margherita Baldoni, Mariangela Granelli, Francesca Porrini, Silvia Castellani, Paola Binetti, Roberta Ursino, Dafne Niglio e Patrizia Mapelli.

Cosa non rifaresti "mai" se potessi tornare indietro?

Non perderei tempo. Non sarei stato così tanto previdente e così orgoglioso, come lo sono stato i primi anni che vivevo a Roma. Mi dedicherei, subito e tutto il giorno, a cercare di fare questo l’attore, invece i primi anni che vissi a Roma feci molti lavori paralleli, rifiutando qualsiasi aiuto dalla mia famiglia. Forse oggi come oggi sarei meno con “la testa sulle spalle”.

Mamma e papà, quanto hanno influito sulle tue scelte da adulto?

I miei genitori mi hanno cresciuto nella libertà più assoluta, non ho mai avuto particolari divieti o proibizioni. Nonostante questa libertà, credo di aver ricevuto un’educazione sana, che mi ha permesso di sviluppare una particolare sensibilità per tutto ciò che rappresenti la libertà, la lotta per i diritti di chi è più sfortunato. Il loro modo di farmi vivere la vita mi ha fatto amare le persone. Da mia madre ho imparato che l’amore, la dignità di un amore per una persona è al di sopra di tutto. Da mio padre ho imparato il senso del dovere, il non accontentarsi delle cose raggiunte nel proprio lavoro e cercare sempre di migliorare. Anche i miei nonni sono stati un punto di riferimento per me. Alcune volte mi chiedo se di certe scelte che faccio potrebbero esserne contenti, a volte no. Sono molto istintivo e nei casi in cui agisco d’istinto (quasi sempre) non mi condiziona nessuno.

La tua città d'origine qual è e cosa ricordi di lei?

Patti-Tindari. Mi ricordo gli odori di prati, di erba. Il sole giallo che il suo giallo si poteva toccare sugli alberi, su certe case bianche o rosa, sembra che il giallo del sole faccia un lenzuolo caldo sugli edifici. Il cielo è blu, ma di un blu molto particolare, come il blu della Cappella Sistina. Mi ricordo le montagne fatte abortire dai piromani, che alle prime piogge partoriscono di nuovo e sono belle e la loro bellezza è uno schiaffo al fuoco degli stupidi. .

Un pensiero a........................ ….

A chi non c’è più. A chi non ho potuto incontrare ma che mi ha ispirato e indirizzato verso la bellezza. Penso a Domenico Modugno, a Fellini, a Visconti, De Sica, Anna Magnani, Nino Mafredi, Mariangela Melato e potrei continuare per molte righe… Un pensiero anche a chi c’è e sarà: i miei nipotini Matteo e Tommaso che amo profondamente.

Ultimo progetto?

Sto scrivendo uno spettacolo che si chiama “Geppetto e Geppetto”, storia di un bimbo e due papà. A brevissimo farò uno spettacolo con la regia di Serena Sinigaglia, “Il libro del buio”, di Tahar Ben Jelloun. Un progetto a cui penso spesso? Una fattoria bio, nel verde, con il camino acceso d’inverno che fuori piove e si sta sotto una coperta morbida e calda di fronte al camino acceso. Stare in mezzo ad un bosco verde come il mare azzurro limpido.

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